Lo smantellamento di due veri e propri mausolei abusivi eretti dai rom in memoria di due loro defunti nel cimitero di Prima Porta a Roma ha scatenato un preoccupante episodio di violenza nei confronti di alcuni dipendenti della struttura, riportando l'attenzione dei sindacati sul problema sicurezza.
Gli altari e i led
Stando a quanto riferito da Il Messaggero, tutto avrebbe avuto inizio dopo la rimozione forzata dei numerosi oggetti che componevano i due monumenti funebri installati dai parenti di due giovani rom. Giovedì scorso, infatti, le forze dell'ordine si sono occupate di smantellare le strutture posticce erette attorno alle sepolture di Nicholas Brischetto (21enne morto a 300 km/ h sul Raccordo anulare) e di Soni Adzovic (deceduto a 27 anni nel 2020 per un male incurabile), figlio dell'ex delegato del sindaco Alemanno ai campi rom.
Il problema per i dipendenti del cimitero c'è stato nel momento in cui, il giorno successivo alla rimozione, alcuni parenti di Adzovic si sono resi conto della scomparsa del simulacro abusivo. Venerdì pomeriggio tre donne sono entrate nel cimitero romano, dirigendosi verso il lotto 2C, apprendendo, con loro grande stupore, che tutti gli elementi del "mausoleo" erano stati rimossi dagli uomini della polizia locale. Non c'era più traccia dell'altare eretto nell'area alle spalle della lapide, con tanto di tappeto di prato sintetico e divanetto, coi giocattoli della figlia del defunto, con le statue finte e l'illuminazione extra garantita da luci led a intermittenza.
L'aggressione
Le parenti non ci hanno più visto dalla rabbia e hanno iniziato a inveire contro un vigilante dipendente della società privata "Luongo srl", che fin da subito le aveva seguite con l'auto fino alla tomba di Adzovic, presumibilmente per comprendere quale sarebbe stata la loro reazione. Gli improperi e le minacce sono però solo la punta dell'iceberg: una delle parenti, infatti, ha imbracciato una mazza e si è accanita contro l'auto del guardiano, mandando in frantumi il parabrezza del mezzo.
Terrorizzati, i dipendenti Ama presenti in quegli attimi concitati hanno trovato rifugio nel gabbiotto del cimitero e hanno contattato le forze dell'ordine e il 118: ferito dalle schegge di vetro, il vigilante è stato trasportato d'urgenza al pronto soccorso dell'ospedale oftalmico, mentre gli uomini della polizia hanno arrestato le responsabili, che restano in attesa della convalida del fermo.
Gli oggetti che componevano l'altare abusivo non sono stati restituiti ai parenti di Adzovic, così come quelli che formavano il mausoleo di Brischetto, anch'esso smantellato giovedì dalle autorità. Si trattava di una tenda posta a protezione di una gigantografia con l'immagine del 21enne rom, il cui nome era incastonato fra due corone d'oro, di alcuni poster, tappeti e una panchina.
L'allarme
La tensione nel cimitero di Prima Porta resta grave, anche perché quello di venerdì non è stato l'unico episodio di violenza contro i dipendenti Ama."L'azienda deve prevenire ed impedire questi episodi e attivare tutte le misure per evitare le aggressioni quasi quotidiane da parte di cittadini incattiviti da disservizi", lamenta la Cgil Fp.
"È un episodio che condanniamo fermamente: nessuno spazio a ilegalità e violenza", commenta il sindaco Roberto Gualtieri. Il presidente di Ama Daniele Pace e il direttore dei servizi cimiteriali Andrea Zuccaroli promettono di rafforzare il servizio di vigilanza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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