Sondrio, trova 161 milioni di lire nella cassapanca della nonna. L'amara risposta della Banca d'Italia

Sogno infranto per un cittadino residente a Sondrio, l'uomo ha trovato 161 milioni di euro in una cassapanca, ma la Banca d'Italia non li converte in euro. Il ricorso presso l'associazione di consumatori Giustitalia

Sondrio, trova 161 milioni di lire nella cassapanca della nonna. L'amara risposta della Banca d'Italia
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Trova 161 milioni di lire in una vecchia cassapanca appartenuta alla nonna, ma il sogno di cambiare vita grazie alla cifra astronomica si infrange miseramente quando Banca d'Italia si rifiuta di convertire il denaro in euro. Questo quanto accaduto al 53enne Lorenzo P., residente a Sondrio, che si è rivolto all'associazione di consumatori Giustitalia per procedere all'avvio di quell'iter giudiziario che potrebbe consentirgli di avere l'agognata conversione.

La vicenda

L'episodio risale a un po' di tempo fa, quando l'uomo ha avuto l'incredibile sorpresa. All'interno di una vecchia cassapanca appartenuta alla nonna si trovavano ben 161 milioni di lire. Una cifra in grado di cambiare la vita e che chiunque si augurebbe di avere. Il protagonista di questa storia, che di professione è impiegato in un call center, riteva davvero di essere arrivato a un punto di svolta. Poi, purtroppo, la doccia fredda. Banca d'Italia non ha provveduto a effettuare il cambio in euro perché le lire, ormai, non hanno più alcun valore.

Da qui la decisione di rivolgersi all'associazione di consumatori Giustitalia per ottenere la conversione."Seguiamo tante battaglie. Riceviamo circa 30 richieste al giorno. Alcune somme sono molto ingenti, anche superiori a quella del signor Lorenzo. Il principio è che i risparmiatori non sono assolutamente tutelati dalle istituzioni. Questa situazione di vuoto normativo esiste solo in Italia. In tutti gli altri paesi dell'Unione europea, è possibile convertire denaro delle vecchie valute in qualunque momento, senza prescrizioni temporali", spiegano a Il Messaggero gli avvocati che stanno seguendo il caso. Il problema, come precisano gli stessi legali, è che ci sono due distinte interpretazioni. "Da una parte, come fa la Banca d'Italia, si fa riferimento alla prescrizione decennale che impedisce il cambio una volta trascorso questo tempo. E questo vale per qualunque titolo di credito: se il titolare è dormiente per dieci anni, perde il diritto di convertire la cifra in lire posseduta, nella valuta attuale. Dall'altra c'è il Codice civile, che all'articolo 2935 sancisce che la prescrizione decorre da quando un soggetto può far valere il suo diritto".

La battaglia legale

Dal momento che sono trascorsi più di dieci anni dall'entrata in vigore dell'euro, per Banca d'Italia la conversione è ormai impraticabile. La normativa, però, dice altro. "Il termine iniziale dei dieci anni decorre da quando il soggetto può far valere il proprio diritto", è quanto recita il Codice civile. Dunque l'uomo avrebbe ancora il diritto di vedersi convertire i 161 milioni di lire in euro.

"La problematica è relativamente recente e l'ago della bilancia è proprio la decorrenza di questa prescrizione. Noi sosteniamo, in base al Codice civile, che il diritto debba decorrere dal momento in cui il soggetto può farlo valere. Ad esempio dal momento del ritrovamento", affermano gli avvocati che difendono il signor Lorenzo.

Purtroppo la battaglia legale sarà lunga, fanno sapere, perché la causa civile può durare anche due anni. E, oltre a questo, non è affatto detto che alla fine la controversia si concluda a favore dell'interessato.

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