Choc nel carcere di Opera (Milano), dove un detenuto che sta scontando l'ergastolo ha ucciso il priorio compagno di cella. L'episodio sta provocando grande clamore, e ha riportato ancora una volta l'attenzione sul dibattuto tema della gestione delle case circondariali italiane e sulle condizioni in cui esse versano.
Cosa è successo
Secondo quanto riferito da Il Giorno, l'omicidio è avvenuto nel corso della serata di ieri, venerdì 19 aprile, intorno alle ore 22.00. Antonio Magrini, 68 anni, e Domenico Massari, 58enne, entrambi pugliesi, si trovavano nella cella del reparto "Trattamento avanzato" che condividevano ormai da quattro mesi. L'aggressione si è verificata circa due ore dopo la chiusura degli alloggi. A quanto pare fra i due detenuti sarebbe insorta una lite per futili motivi riguardanti la divisione degli spazi e in breve la situazione è degenerata.
Stando alla ricostruzione fornita sino ad ora, Domenico Massari ha colpito alla testa Antonio Magrini per poi strangolarlo con la corda di un accappatoio. Una manifestazione di violenza indicibile, che ha sconvolto sia le guardie carcerarie che gli altri detenuti. A sorprendere anche il fatto che fino a ieri i due soggetti non avessero mai dato problemi, non risulta alcun richiamo disciplinare nei loro confronti.
L'allarme è stato dato subito, ma per Antonio Magrini era ormai troppo tardi.
Chi sono i due detenuti
Domenico Massari, detto Mimmo, stava scontando l'ergastolo (la condanna nel 2020) nel carcere milanese di Opera per l'omicidio della ex moglie, Deborah Ballesio. La donna fu freddata nel 2019 con sei colpi di pistola. Consegnatosi spontaneamente, Massari spiegò di avere agito perché convinto che la ex gli avesse sottratto del denaro.
Quanto a Antonio Magrini, originario di Bari, si trovava recluso a Opera dallo scorso ottobre. Doveva scontare una condanna per droga. Questo, almeno, quanto ricostruito da MilanoToday.
I due detenuti condividevano la cella da quattro mesi e non avevano mai avuto problemi segnalati dagli agenti della polizia penitenziaria.
L'allarme dei sindacati
"Ogni giorno la Polizia Penitenziaria deve confrontarsi con i gravi problemi che affliggono il sistema penitenziario italiano. Il sovraffollamento, unito alla carenza di personale hanno determinato un ambiente estremamente difficile e pericoloso per tutte le persone detenute e per il personale che vi lavora. È urgente che l'amministrazione penitenziaria e il Governo prendano seri provvedimenti per affrontare e risolvere queste criticità", è l'allarme lanciato da Calogero Lo Presti, coordinatore regionale per la Fp Cgil Polizia Penitenziaria della Lombardia, come riportato da Il Giorno.
Mirko Manna, coordinatore nazionale Fp Cgil Polizia Penitenziaria, ha invece ricordato che da inizio 2024 abbiamo già raggiunto numeri preoccupanti
nelle carceri italiane: "Ci sono stati 32 suicidi di detenuti nelle carceri italiane, 4 suicidi tra gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria e ora un omicidio all'interno del carcere di Milano Opera".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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