Gli inquirenti sono riusciti in pochi giorni a stringere il cerchio attorno ai presunti responsabili dell'omicidio del commerciante iraniano avvenuto a Firenze lo scorso mercoledì 29 novembre: si tratterebbe di due fratelli stranieri, ovvero un dipendente e un ex collaboratore del 72enne.
La salma di Safaei Chakar Kiomars, che si trovava all'interno dell'appartamento sito in via Francesco De Pinedo, nel quartiere fiorentino di Novoli, in cui l'uomo viveva, fu rinvenuta giovedì 30 novembre dopo una segnalazione inoltrata alle forze dell'ordine dal fratello della vittima."Mio zio non rispondeva al telefono da qualche ora e io e mio padre siamo venuti a sentire se stava bene. A trovarlo è stato mio padre. La porta d'ingresso era aperta e mio zio era legato mani e piedi", aveva raccontato dopo la terribile scoperta il nipote del commerciante iraniano.
Il corpo del 72enne, di nazionalità iraniana ma regolarmente in Italia dal 1976, fu ritrovato riverso sul pavimento con le mani legate dietro la schiena e con un sacco di tela sulla testa. Il fatto che la porta dell'appartamento di Kiomars, il quale viveva da solo in quella casa al sesto piano dello stabile di via Francesco De Pinedo, fosse aperta e non presentasse segni di effrazione, aveva fin da subito spinto gli inquirenti a ipotizzare che l'uomo potesse conoscere il suo assissino. Una volta raccolte le prove sul luogo del delitto, gli investigatori hanno potuto beneficiare delle immagini riprese dalle videocamere di sorveglianza puntate sull'ingresso del condominio, grazie alle quali è stato possibile ricostruire tutti i movimenti sospetti avvenuti nella serata di mercoledì 29 novembre.
Anche quel giorno, come sempre, Safaei Chakar Kiomars, titolare di un banchetto di souvenir alla celebre Loggia del Porcellino nel pieno centro storico di Firenze, fece ritorno a casa dopo le ore 20.00, trovando presumibilmente ad attenderlo i suoi aguzzini: si trattava, secondo la procura della Repubblica di Firenze, di un dipendente e di un ex collaboratore del commerciante. L'ipotesi principale è che possa essersi trattato di una rapina finita male, coi malviventi che, dopo averlo legato, avrebbero messo a soqquadro l'intero appartamento alla ricerca di denaro e preziosi.
Gli esami autoptici hanno rivelato che il commerciante, con le mani dietro la schiena e un sacchetto di tela sulla testa, sarebbe stato pestato prma di esalare l'ultimo respiro.
Grazie alle prove raccolte, il sostituto procuratore Sandro Cutrignelli, titolare delle indagini, ha fatto eseguire dalla polizia un decreto di fermo come indiziati del delitto per i due fratelli stranieri, un dipendente e un ex collaboratore della vittima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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