Vittima di un errore giudiziario: "Sono una morta che cammina". Il suo stalker è in libertà

Cristina vive nel terrore da quando Sukhvinder Singh, l'indiano che aveva tentato di stuprarla, ha lasciato il Cpa e non è stato rimpatriato. Lo straniero l'ha minacciata di ritorsioni

Vittima di un errore giudiziario: "Sono una morta che cammina". Il suo stalker è in libertà
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Un vero e proprio incubo quello che sta vivendo una donna di Roma, perseguitata da uno stalker che ha più volte minacciato di ucciderla. Finito dietro le sbarre dopo un tentativo di stupro nei suoi confronti, il soggetto è tornato in libertà ed è in cerca di vendetta. Si tratta di un fallimento della giustizia italiana: un individuo come questo non dovrebbe essere lasciato libero di circolare per le strade, eppure la realtà e questa.

In preda alle lacrime, "Cristina", questo il nome riferito dalla donna, racconta la sua storia sulle pagine di Repubblica.

L'inizio dell'incubo

Nel 2021 Sukhvinder Singh, un indiano di 36 anni, aveva tentato di violentarla. Era uno dei dipendenti di Cristina, che all'epoca aveva un locale a Roma.

L'uomo, con problemi di alcolismo, era stato poi licenziato dal bistrot, e da lì erano cominciate le telefonate alla sua ex datrice di lavoro. "Mi scrive per cercare di trovare una mediazione per farlo rientrare. Ma in poco tempo il suo atteggiamento cambia. Mi dice che si è innamorato, vuole sposarmi, avere figli e portarmi in India", racconta Cristina. "Oppongo un secco rifiuto ma lui insiste: si taglia e con il sangue scrive il suo soprannome e il mio, condito da cuoricini. Dipinge con queste scritte il muro accanto all’ingresso del palazzo dove vivo, in alcuni biglietti che mi fa trovare vicino alla porta di casa mia. Poi mi bombarda con mille chiamate".

Una situazione già aggiacciante, che però degenera ulteriormente quando Singh si presenta a casa della donna e cerca di abusare sessualmente di lei. Messo in fuga delle grida di Cristina, che attirano l'attenzione di altre persone, l'indiano viene preso dalle forze dell'ordine e costretto ai domiciliari. Un provvedimento inutile, dato che non viene rispettato e l'uomo tenta di raggiungere nuovamente la sua vittima. Fermato nuovamente, viene arrestato dai carabinieri. "Di nascosto mi fa una videochiamata appena lo ammanettano e mi fa vedere che ha le manette ai polsi. Lo condannano a un anno e mezzo, io segno nel calendario la data della sua uscita", spiega Cristina.

Le cose, però, peggiorano. Terminato di scontare la pena, Sukhvinder Singh viene trasferito in un Cpa per essere rimpatriato. Riesce così a mettersi in contatto con la donna, cominciando con le minacce: "Ti uccido, ti butto l'acido, ti decapito, ti spezzo le mani".

Cristina non può fare altro che denunciare, ma al momento questo pericoloso soggetto è libero. Invece che essere rispedito in India, infatti, dallo scorso mercoledì Singh ha lasciato il Cpa. Perché? Come è potuto accadere?

Una morta che cammina

"Sono una morta che cammina. Lui mi ha promesso che mi decapiterà, che mi butterà addosso l'acido o mi darà fuoco e lo farà. Se nessuno interviene lo farà. Per favore aiutatemi, lancio un appello prima della mia tragedia", sono le parole disperate di Cristina. "Ho riempito la mia auto di bottiglie d'acqua e quando mi darà fuoco mi getterò subito l'acqua addosso. Così forse mi potrò salvare", continua.

Una donna disperata e indifesa.

Cristina vive nel terrore, e passa le sue giornate barricata nel suo appartamento, con la paura di gettare anche l'immondizia. "Lui è un fantasma, è regolarmente libero per disposizione di un giudice. Ma è chiaro che è stato compiuto un errore. Nessuno sa dove sia in questo momento", conclude.

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