L'assedio, il fuoco, l'attesa dell'Apocalisse: che cosa accadde a Waco

L'Fbi irruppe nella comune dei Davidiani in Texas, e l'assediò per 51 giorni: sul "cult" pesavano accuse di droga, pedofilia, possesso d'armi d'assalto modificate

Screen trailer Netflix via YouTube
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L’assedio di Waco e la conseguente strage dei Davidiani rappresenta a un tempo una questione politica e simbolica. Politico fu l’intervento dell’Fbi su avallo dell’amministrazione Clinton, che agì in deroga a una legge del 1878, il Posse Comitatus Act. Simbolico fu invece praticamente tutto il resto: 82 Davidiani morirono a Waco nell’assedio di 51 giorni partito il 28 febbraio 1993. Il loro culto apocalittico si preparava a trascendere nel Giorno del Giudizio e attendeva un Secondo Avvento, un po' più convintamente di quanto si narra nella celebre novella di Mark Twain. Ma Apocalisse e Secondo Avvento, a 30 anni dall’evento, non sono mai accaduti.

La storia di cui stiamo parlando (e di cui è disponibile una miniserie Netflix dal 22 marzo 2023), riguarda un'operazione di polizia condotta negli Stati Uniti nel 1993 volta a espugnare un ranch di Waco (Texas) nel quale aveva sede l'organizzazione dei davidiani, una setta religiosa. Un assedio che si concluse il 19 aprile del 1993 con l'incendio del ranch, con gravissime perdite in termini di vite umane.

In Esodo 8,2 (un verso il cui numero ricorda il numero delle vittime tra i Davidiani) è scritto: “Se rifiuti di lasciar andare il mio popolo, ecco, io colpirò l'intero tuo paese col flagello delle rane”. Ma il flagello per il movimento avvenne sul popolo, bambini compresi, e non con una pioggia di rane, ma con una pioggia di fuoco. La storia è in una miniserie Netflix disponibile in streaming dal 22 marzo 2023.

Chi erano i Davidiani

Il concetto anglofono di “cult” è in un certo senso intraducibile in italiano. “Setta” o sette non rende bene l’idea se non nel senso di indicare un gruppo elitario che si separa dagli altri. I Davidiani erano in effetti un gruppo religioso avventista che si era separato da uno più grande. Al momento dell’assedio era capeggiato da David Koresh, al secolo Vernon Howell, leader carismatico del movimento, che - anche lui simbolicamente - morì a Waco a 33 anni, su un monte, il Mount Carmel, dove i Davidiani avevano stabilito il quartier generale, una sorta di comune. Ma Koresh non era una divinità, bensì una persona su cui pesavano diverse accuse gravi.

David Koresh
Screen trailer Netflix via YouTube

Negli Usa, come accade nei Paesi democratici, la libertà di culto è garantita - ma sui Davidiani pesava infatti la testimonianza di qualcuno che aveva lasciato il movimento. Questo testimone avrebbe rivelato all’Fbi casi di pedofilia all’interno del movimento, oltre alla possibilità che i suoi membri stessero mettendo su un arsenale non indifferente. Ma le accuse che ebbero maggiore peso, tanto da concedere la deroga alla legge, parlavano di abusi di droghe. Qualcuno disse tuttavia Koresh avrebbe tentato di intavolare un dialogo con l’Fbi, ma la situazione precipitò.

L’assedio di Waco

Il 28 febbraio 1993 appunto, l’Fbi irruppe sul Mount Carmel, nella “casa” dei Davidiani. Ne seguì un conflitto a fuoco immediato, che portò a morti e feriti da entrambe le parti, ma soprattutto condusse a uno stallo. Solo il primo giorno morirono 2 agenti del Bureau e 6 Davidiani. Lo stesso Koresh venne ferito nel primissimo tentativo di assalto.

Per 51 giorni i Davidiani rimasero asserragliati sulle loro posizioni, mentre l’Fbi tentava di stanarli: quotidianamente accadeva qualcosa, fino all’epilogo drammatico. Il 19 aprile 1993 scoppiarono infatti una serie di incendi, che portarono alla distruzione del quartier generale dei Davidiani, alla morte di Koresh e di oltre 80 tra i suoi adepti, tra cui ben 28 bambini. “[Koresh] aveva predicato che le forze del male stavano arrivando, ma sarebbero state tutte uccise in un finale infuocato e lui sarebbe tornato come il prescelto. Le nostre azioni hanno convalidato la sua profezia tra i suoi seguaci”, ha raccontato, come riporta People, l’ex negoziatore dell’Fbi Byron Sage.

Le responsabilità

L'assedio di Waco
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All’inizio si disse che fossero stati proprio i Davidiani ad appiccare l’incendio, ma successivamente emersero presunte responsabilità dell’Fbi nella strage, responsabilità legate a un errore umano. A quanto pare gli agenti del Bureau avrebbero utilizzato dei gas lacrimogeni, non letali ma altamente infiammabili: il conflitto a fuoco avrebbe innescato le scintille che provocarono l’inferno e la morte di tantissime persone. I lacrimogeni non sarebbero stati lanciati in realtà dove si trovavano le persone, ma dove i federali credevano fosse l’arsenale, tuttavia una delle bombe pirotecniche sarebbe rimbalzata, dando vita al rogo. Doyle, un membro sopravvissuto del movimento, spiegò che i federali “volevano capri espiatori da incolpare per questo incidente”. L’opinione pubblica protestò aspramente contro l’amministrazione Clinton per tutte quelle morti.

Koresh non morì semplicemente carbonizzato. Pare sia stato trovato morto con un colpo di arma da fuoco dalla testa. Sage ha aggiunto: “Nessuno sa come sia morto David o chi ha amministrato il colpo di colpo di stato o qualcosa del genere. Ma posso dirvi assolutamente, senza esitazione, che non siamo stati noi”. A oggi si ritiene che il leader si sia suicidato, così come altri membri del suo movimento. Nella comune di Waco vennero trovate centinaia di armi d’assalto modificate.

Successivamente l’Fbi invitò a Quantico il sociologo Massimo Introvigne, fondatore e presidente del Centro studi sulle nuove religioni: l’esperto spiegò agli astanti del Bureau che i fatti di Waco indicano esattamente come non ci si deve comportare quando si negozia con movimento religioso di tipo apocalittico. “Nel caso di David Koresh - raccontò in un’intervista a IlGiornale.it Introvigne - si trattava di uno dei tanti movimenti religiosi che in Texas sono armati.

Non vi fu nessun suicidio: l'Fbi, sbagliando, ha fatto quello che chiamava un ‘ingresso dinamico’, sparando dei colpi, che hanno preso un deposito di benzina con il risultato che sono morti quasi tutti i membri del movimento, compresi i bambini. Lì la responsabilità dei morti è dell’Fbi, non del movimento religioso”.

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