Ecco l'orrore di Caivano: stupri in videochiamata. Le vittime? "Sono pecore"

Al Parco Verde 9 arresti, 7 sono minori. Le ragazzine derise e minacciate. Il gip: "Trattate come oggetti"

Ecco l'orrore di Caivano: stupri in videochiamata. Le vittime? "Sono pecore"
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Prese le belve di Caivano. Arrestati nove ragazzi fra i 14 e i 18 anni che per due mesi hanno violentato, picchiato, minacciato e soggiogato due cuginette di Parco Verde, Manuela e Nicole, 10 e 12 anni (nomi di fantasia), frazione del paese più degradato della Campania. Un'indagine delicata quella dei carabinieri di Caivano che ha portato ieri a nove misure cautelari, otto in carcere e una in una comunità, per 7 minori e due maggiorenni responsabili di violenze sulle due ragazzine. Dalla denuncia del padre di una e della madre dell'altra i militari raccolgono elementi tali da arrivare in un mese al branco, tutti giovanissimi con famiglie disastrate, figli di pregiudicati, estremamente violenti.

A coordinare le indagini due Procure, quella di Napoli Nord e il Tribunale dei Minori. Teatri degli abusi l'ex Isola ecologica di via Necropoli e il vecchio campo di calcio Faraone in via Diaz, la «capanna» degli orrori in «vico dei tossici» dove le ragazzine vengono stuprate, malmenate, filmate. Cinque i video che inchiodano gli stupratori trovati dai carabinieri nei loro cellulari. «I nove indagati - scrive il gip Umberto Lucarelli nell'ordinanza di custodia cautelare -, alcuni già con precedenti penali (lesioni, estorsioni, armi), accomunati da un comportamento brutale, crudele e dalla totale assenza di pietà nei confronti di due ragazzine indifese, minacciate e trattate alla mercé di cose». «Fatti gravi e reiterati - si legge ancora -, commessi con brutale approfittamento di vittime deboli e in tenera età, con modalità subdole ai limiti della crudeltà». Nove bestie feroci «prive di scrupoli e dalle personalità inquietanti, convinte di soggiogare ancora per chissà quanto tempo le vittime, certi che il senso di vergogna loro inculcato, attraverso la minaccia di diffondere i video delle violenze, avrebbe assicurato loro l'impunità».

È il 30 luglio quando nella caserma di Caivano si presentano i familiari di Manuela e Nicole. Nasce tutto dal fratello di Manuela. Il giorno prima riceve su Instagram un messaggio da un falso profilo: «Apri gli occhi con tua sorella, ha video sporchi». Il ragazzo avverte i genitori. Si scopre che anche la cugina Nicole è vittima di abusi. Il suo fidanzatino pretende sesso davanti altri ragazzi con la minaccia di postare i video in rete. La madre le dirà: «L'hai voluto tu». Anche per questo le vittime raccontano poco in famiglia. Si apriranno con una carabiniera che le ascolta per ore nella «stanza rosa» della caserma. Le ragazzine parlano di almeno sei rapporti consumati vicino la villa comunale. Le cuginette si spostano, i loro persecutori pure. Raccontano dell'ex centro sportivo Delphinia anche se i militari accerteranno che è il campo da calcio Faraone il luogo degli stupri. Qui avvengono altre 4 violenze. Nella «capanna di vico dei tossici» gli indagati fanno sesso a turno con le cuginette alle quali sottraggono i telefonini. «Zitte se li rivolete». «Lì dentro ci sono coperte usate come tende, separé» raccontano. I nove hanno tirapugni nei marsupi e quando le due provano a reagire le prendono per i capelli, costringendole a rapporti completi. Fra gli arrestati il fidanzato di Nicole, un 15enne che spaccia, facendosi far da palo da un amichetto di 9 anni.

Nella casupola di mattoni avviene di tutto.

I rapporti vengono ripresi in videochiamata Whatsapp con il resto del gruppo, in sottofondo gridolini e risate. «Mo bast.. m fa mal...» grida una ragazza. Fra i capi di imputazione, oltre alla violenza sessuale continuata e aggravata, lesioni, minacce, rapina e, per uno degli imputati maggiorenni, il revenge porn.

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