Ecco perché i genitori di Filippo Turetta non sono andati al colloquio in carcere

A Torreglia, dove abitano, non si vedono da giorni e stanno frequentando solo gli avvocati e i familiari più stretti

Ecco perché i genitori di Filippo Turetta non sono andati al colloquio in carcere
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I genitori di Filippo Turetta non vedono il figlio dallo scorso 11 novembre, dal giorno in cui, come lo stesso ragazzo ha amesso, ha ucciso l'ex fidanzata Giulia Cecchettin. Ieri, mercoledì 29 novembre, erano trascorsi diciotto giorni dall'ultimo incontro tra il giovane, il padre e la madre, quasi tre settimane di tribolazioni, di speranze e di dolore. La sofferenza è di due famiglie, quella della ragazza uccisa e quella del suo omicida, altrettanto scossa e provata. I giudici avevano concesso l'opportunità di sostenere un colloquio in carcere alla famiglia Turetta, in un giorno in cui solitamente non vengono effettuati incontri dei detenuti con il mondo esterno, ma questa occasione non è stata sfruttata dai genitori del reo confesso.
Non se la sono sentita Nicola ed Elisabetta Turetta di guardare negli occhi il figlio. In questo momento ritengono sia necessario attendere ancora. Il contraccolpo psicologico è stato duro e affrontare così a caldo il ragazzo potrebbe essere controproducente. I genitori di Filippo devono trovare la forza di vincere la ritrosia, anche perché l'immagine del figlio è chiaramente compromessa.

I motivi del mancato colloquio

Nicola ed Elisabetta Turetta si sono rinchiusi nella loro sofferenza, cercando di stare lontani dai riflettori. A Torreglia, dove abitano, non si vedono da giorni e stanno frequentando solo gli avvocati e i familiari più stretti. Non è facile metabolizzare che il proprio figlio, considerato un bravo ragazzo, si sia trasformato in assassino. Ieri mattina avrebbero potuto abbracciarlo in carcere e scambiare due chiacchiere con lui ma non ne hanno avuto il coraggio. Meglio aspettare, tanto, con il permesso firmato dalla procura, possono vederlo quando vogliono. Molto probabilmente Filippo non si aspettava questa reazione da parte dei genitori. Come riporta il Corriere della Sera, gli psicologi che lo assistono nella casa circondariale hanno dovuto spiegargli in maniera delicata i motivi del mancato incontro. Lui li avrebbe rivisti volentieri, ma si è dovuto accontentare di parlare con i suoi legali.

La linea difensiva

L'incontro con gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera è durato più di tre ore, segno che i legali stanno approntando la linea difensiva del proprio assistito nei minimi dettagli. D'altronde saranno i particolari a fare la differenza e a far pendere la bilancia verso una pena più leggera o molto dura, come l'ergastolo. Intanto, la procura di Pordenone, che ha la competenza per l'area del lago di Barcis dove è stato ritrovato il corpo di Giulia Cecchettin, ha avviato un'indagine nei confronti di Filippo Turetta per occultamento di cadavere.

L'autopsia

Gli avvocati Caruso e Cornaviera e il legale Stefano Tigani, che rappresenta i familiari della vittima, si sono incontrati oggi per un paio d'ore in procura a Venezia, davanti al pm Andrea Petroni, per il conferimento dell'incarico al medico legale Guido Viel, nominato dal pm e che dovrà effettuare l'autopsia, fissata per domani mattina.

Anche la difesa di Turetta e il legale della famiglia Cecchettin hanno nominato propri consulenti di parte per seguire gli accertamenti. Tutti e tre gli avvocati hanno lasciato la procura senza dichiarazioni ai cronisti, confermando soltanto che l'appuntamento serviva per l'incarico e il quesito dell'autopsia.

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