"Non ho ancora perdonato il mio ex genero. E non ci riesco. Per un genitore è dura accettare l'omicidio di una figlia. Poi, quando lui uscirà dal carcere, un domani, si vedrà. Adesso va così. Per quanto riguarda i miei nipoti, decideranno loro che cosa fare in futuro. Quando succederà, e so che prima o poi accadrà, saranno tutti i grandi e in grado di scegliere come comportarsi". Sono parole intrise di dolore quelle di Lucia e Franco, i genitori di Elena Ceste, la 37enne trovata senza vita in un canale di Costigliole d'Asti il 18 ottobre 2014 dopo che i familiari ne avevano denunciato la scomparsa 9 mesi prima. Un omicidio per il quale, quattro anni dopo, il marito della donna, Michele Buoniconti, fu condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione. "Nessuno poteva immaginare quello che è successo. - racconta papà Franco in un'intervista a La Stampa - Ancora oggi è incomprensibile. Per noi e per tutta la gente del posto. Lui era una persona appezzata che si faceva voler bene. Ecco, per esempio, per tre anni è stato rettore di questa chiesetta, la puliva, la metteva sempre a posto, la curava per bene. E la gente lo ringraziava. È pazzesco".
Una panchina rossa per Elena
Sabato mattina, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, davanti alla piccola chiesetta di Costigliole d'Asti è stata inaugurata una panchina rossa in memoria di Elena. "Un simbolo contro ogni violenza. - dice la mamma - Che ci ricorda che in futuro un dramma così non deve succedere più a nessuno. Le notizie di questi giorni, di donne uccise, di ragazze ammazzate dai fidanzati, mi straziano il cuore. Mi fanno rivivere lo stesso dolore di allora. Dobbiamo aiutare il progresso, per dire basta ai femminicidi. Anch'io sono qui per lottare con chi vuole farlo. E devo ringraziare tutte quelle persone che hanno voluto unirsi all'iniziativa e hanno voluto realizzare questo luogo in memoria di mia figlia".
"Siamo nonni e genitori insieme"
Quando morì, Elena lasciò quattro figli piccoli. I bambini furono affidati ai nonni materni che, ancora oggi, se ne prendono cura come fossero i genitori. "È stata dura fare i nonni e i genitori insieme. - precisa Lucia - Siamo anziani ma ce la caviamo bene. Devo dire che molte persone ci hanno aiutato, ci sono state vicine nei momenti difficili. Per fortuna ne siamo usciti. La nostra è una bella famiglia. Mi creda, una bella famiglia davvero. Siamo felici. Pochi giorni fa sono stata a scuola a parlare con i professori dei due più piccoli. Sono uscita dal colloquio orgogliosissima. Mi hanno detto cose stupende, che sono educati, studiosi, che si impegnano in tutto. 'Ce ne fossero di studenti così', mi hanno detto gli insegnanti. Ecco, queste sono cose che fanno piacere. Se non avessi avuto i miei nipoti, il dolore mi avrebbe distrutto. Loro mi hanno aiutato ad andare avanti. Ho fatto molti sacrifici e ne sto facendo ancora. Tutto per loro".
"I ricordi ci fanno soffrire"
Nonostante siano passati quasi dieci anni dalla tragedia, per Lucia il dolore è sempre vivo. Anche i nipoti preferiscono non affrontare l'argomento: "Non ne parlano mai. - dice - Preferiscono non affrontare quei ricordi che li fanno soffrire. Però sono molto legati tra loro. Non riesco a immaginare l'immenso dolore che si portano dentro. Li vedo crescere e capisco che a loro manca molto la mamma. Ma in fondo manca anche il papà. Perché un papà è importante. E un papà non dovrebbe mai fare quello che ha fatto lui, lasciando tanto dolore dietro di sé". Quanto al rapporto tra i ragazzi e Michele Buoniconti preferisce non interferire: "So che scrive di tanto in tanto, che cerca di mantenere i contatti. Francamente non so se loro gli rispondono. Non me lo dicono. E nemmeno chiedo se lo fanno. Rispondere è una decisione che spetta solo a loro. Io non voglio condizionarli in niente".
"Bisogna fermare i femminicidi"
Mai come in questi giorni, con l'omicidio di Giulia Cecchettin e delle altre donne uccise nell'ultimo mese, i genitori di Elena hanno rivissuto l'angoscia di quei giorni strazianti, quando scoprirono che non avrebbero mai più riabbracciato la loro figlia.
"Nel mondo c'è tanta gente cattiva, che vuole fare del male e da cui bisogna proteggersi sempre. Ma che ci sono anche tante persone buone. - conclude Lucia - Bisogna pregare tanto perché non succeda più. Purtroppo, non basta per fermare questi femminicidi".
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