La famiglia è in crisi ma va sempre difesa

La cronaca sembra restituirsi storie terribili di omicidi in famiglia. Ma questo tipo di vicende sono sempre accadute: forse oggi c'è una solitudine crescente

La famiglia è in crisi ma va sempre difesa

Caro Vittorio,
ma cosa sta accadendo alla «famiglia perfetta»? Sempre che esista (...e senza scadere nei soliti politicanti stereotipi pro e contro «Dio, patria e famiglia»!). Sorvoliamo sul concetto stesso di cosa sia famiglia, nella convinzione che qualunque circostanza in cui troviamo certezze non solo affettive lo sia (anche una caserma lo può essere!), ma perché questa frequenza di episodi di violenza? Come uno specchio che cade all'improvviso (ha presente quel personaggio del film «La leggenda del pianista sull'oceano» che ne fa la descrizione?), tanti sono i fatti di cronaca in cui proprio insospettabili vanno in frantumi uccidendo le persone più care. Nascituri inclusi. Ci può essere un motivo che non sia l'inflazionata colpa alla pandemia?
Mario Taliani

Caro Mario,
dacché ho memoria non mi pare di avere conosciuto mai la «famiglia perfetta» di cui parli, se non nelle pubblicità dei biscotti e delle merendine, dove compaiono genitori e figli sorridenti di prima mattina riuniti ad un tavolo e intenti a fare colazione. Una immagine iconica cui ci riferiamo ormai per indicare un tipo di nucleo familiare idealistico più che realistico, addirittura finto, dato che sappiamo tutti, per esperienza personale e diretta, che la famiglia può rappresentare un habitat tossico, malsano, insicuro, se non addirittura pericoloso e letale. Infatti, in alcune famiglie, purtroppo tante, vengono persino compiuti i peggiori delitti di cui si possa macchiare l'essere umano. La madre che uccide i due neonati e li seppellisce in giardino, i genitori tanto distratti da non capire che la figlia è incinta per ben due volte nel giro di due anni scarsi, la mamma che abbandona l'infante a casa, da sola, senza acqua, senza cibo, senza conforto, procurandone la morte allo scopo di potere trascorrere un lungo weekend d'amore con il fidanzato, il ragazzino di 17 anni che ammazza con circa settanta coltellate il fratellino e poi padre e madre per «emanciparsi» e «sentirsi libero», non sono semplicemente fatti di cronaca, ma sono il nostro pane quotidiano, ogni giorno leggiamo e apprendiamo di vicende di sangue che avvengono al di là di quelle mura che viste dal di qua ci sembrano «normali» ma che pure racchiudono segreti, drammi, paure, tradimenti, solitudini, perversioni, rancori, invidie, indifferenza. Mix esplosivi di emozioni che non di rado sfociano nell'omicidio. Tu credi che accada da oggi? O possiamo forse credere che sia a causa della pandemia che siamo diventati più violenti, cattivi, insofferenti? Mi rifiuto di addurre una simile spiegazione.

No, queste cose qui sono sempre accadute. Forse oggi c'è una solitudine crescente a causa della diffusione di quei mezzi di comunicazione che chiamiamo «social» ma che di «sociale» non hanno nulla, considerato che la socialità ce la strappano, ce ne privano. Di fatto ciascuno sta solo, isolato con il suo telefonino, illudendosi di partecipare, di condividere, di incontrare gli altri, ma questo contatto non avviene, si è perso. Forse questo ci conduce a provare minore empatia verso l'altro nonché a chiuderci. Insomma, siamo diventati meno sensibili, meno capaci di sintonizzarci sulle emozioni altrui, di connetterci, di comunicare.

Questi fattori e fenomeni hanno inciso e intaccato anche l'ambiente familiare e le relazioni tra i congiunti, non vi è dubbio. Basti tenere conto che i pasti non costituiscono più occasioni per raccontarsi la giornata, per dialogare. Anche a tavola dominano i telefonini, che qualche volta vengono consegnati ai pargoletti perché se ne stiano zitti e buoni e non diano fastidio agli adulti, adulti non in grado di educare, di porre limiti, di dire no, anche per pigrizia. Non so se sia andato in frantumi prima l'individuo e poi la famiglia o viceversa. Fatto sta che è accaduto. Le famiglie di ieri non erano perfette. Ma quelle contemporanee hanno battuto il record, sono pure peggiori. Tuttavia, non possiamo esimerci dal difendere questo istituto, che rappresenta la prima cellula della società. Questo organismo va curato, il suo valore e la sua importanza vanno riscoperti, va ripristinato il ruolo educativo dei genitori. Il punto di partenza? Prestare attenzione all'altro. Insomma, non puoi avere in casa una figlia gravida e non accorgerti che è incinta, non puoi essere tanto disattento di non vedere il malessere di tuo figlio, non puoi essere così preso da te stesso da non renderti conto che quel bambino, o quel ragazzo, è dilaniato da un profondo malessere interiore che potrebbe annientarlo da un momento all'altro annientando anche te. Certo, chi mai potrebbe immaginarsi che la persona che hai messo al mondo, accudito, curato, protetto possa trucidarti? E chi mai potrebbe immaginare che la persona che ti ha dato la vita possa decidere di togliertela?

Siamo tutti vulnerabili, siamo tutti indifesi, siamo tutti potenziali vittime e potenziali carnefici.

Non è colpa dei tempi. Vorremmo capire. Vorremmo darci una spiegazione razionale. Vorremmo individuare i responsabili.

Ma l'essere umano è pure questa cosa qui, questa cosa mostruosa. Oscura. Inspiegabile.

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