I femminicidi non sono colpa dello Stato

I femminicidi non sono colpa dello Stato

Gentile Dott. Feltri,
sono molto addolorato per l'uccisione di Giulia e noto che la partecipazione emotiva da parte degli italiani è alquanto estesa e importante. Però trovo che sia disonesto strumentalizzare questa tragedia per attaccare il maschio, per parlare di dominio del patriarcato, cultura maschilista, persecuzione della donna, sterminio delle donne, puntando il dito per di più verso la destra, che sarebbe l'autrice di questa deriva. Queste sono estremizzazioni. Lei crede che l'Italia sia un Paese sessista che odia il genere femminile e lo perseguita? E davvero il centrodestra è misogino come sostiene e ripete la sinistra? E sul serio, come dice la sorella di Giulia, la morte della ragazza è da imputare allo Stato?
Tommaso
Milano

Caro Tommaso,
che l'Italia non sia un Paese sessista che ha in odio le donne e le ostacola non lo dico io, ma lo stabiliscono e lo certificano i dati, che ci raccontano l'emancipazione diffusa del genere femminile, tanto che sono più numerose le signore rispetto ai signori in settori-chiave dell'economia nonché in ambiti professionali di grande rilevanza, penso, ad esempio, a quello sanitario, o alla magistratura, all'insegnamento, dove il gentil sesso si distingue. Inoltre, le donne conseguono livelli di istruzione più elevati, le laureate superano i laureati. E poi noi abbiamo un primo ministro donna, il che non è irrilevante, bensì alquanto indicativo di un progresso culturale che pure si vuole negare e nascondere. E sottolineo che questo presidente del Consiglio, che ho appena menzionato, Giorgia Meloni, è altresì di destra, quella stessa destra che pure, inspiegabilmente, viene tacciata di maschilismo dagli avversari politici, cioè da quella sinistra che si contraddistingue per avere il numero più basso di elette all'interno di ogni consesso e istituzione. Quindi, se qualcuno in Italia è misogino, allora questo qualcuno è proprio la sinistra progressista e ipocrita la quale tuttavia vorrebbe spiegarci come vadano trattate le ragazze.

E poi ci sono altre statistiche da considerare: sebbene si parli di allarme, di emergenza, di situazione esplosiva, i femminicidi sono in diminuzione e l'Italia è tra i Paesi europei con il più basso indice di questo tipo di delitti. Giusto per intenderci, in Francia e in Germania, per esempio, sono più copiose le donne che vengono macellate dagli ex o che muoiono per mano maschile rispetto a quelle uccise in Italia. Ovvio, auspichiamo che mai più capiti che una donna venga trucidata da un ex partner o da un compagno, tuttavia la strada che abbiamo intrapreso va verso il progressivo assottigliamento del numero delle vittime. E questo mi pare alquanto positivo.

Ogni volta che ci troviamo davanti a drammi simili, ecco che vengono riportate in auge quelle argomentazioni che pure tu mostri di conoscere: il patriarcato, la mascolinità tossica, il maschio assassino. Ma dov'è questo patriarcato? Dove? Oggi le donne sono libere, studiano e brillano negli studi, lavorano, sono indipendenti, si sposano e mettono su famiglia sempre più tardi, vivono da sole, si distinguono in politica, nell'imprenditoria, nel giornalismo, coltivano le loro ambizioni, perseguono e raggiungono i loro obiettivi, nessun uomo, padre o marito che sia, si permette di ostacolarle, di bloccarle, di porre loro divieti. Il femminicidio non è la regola, è l'eccezione di cui l'unico autore non è lo Stato e neppure la società, ma colui che impugna l'arma e ammazza. È costui che deve pagare e non il genere maschile nella sua interezza. Ed è in quest'ottica che dovremmo discutere di femminicidio e violenza di genere, smettendola di criminalizzare il maschio, di definirlo tossico, di fomentare l'odio immotivato nei riguardi di un genere reputato reo a prescindere, ossia quello maschile, che non ha alcuna colpa e che non è nemico del genere opposto.

Sono stufo di questa narrazione falsa e viziata. Come sono stufo di ascoltare sempre i soliti commentatori in tv che ripetono sempre le stesse cose, propinandoci ad ogni ora la medesima stucchevole pappetta, non se ne può più di tanta banalità, che si traduce in mediocrità. Oggi ho addirittura il voltastomaco.

Adesso va tanto di moda affermare che sia necessario combattere il femminicidio educando affettivamente i giovani e che tale educazione affettiva debba essere uno dei compiti affidati alla scuola. E la famiglia? Dove diavolo sono finite le famiglie? È il nucleo familiare, prima cellula della società, a dovere educare, in primis mediante l'esempio, al dialogo, al rispetto dell'altro, all'ascolto, ai diritti e ai doveri.

Ogni volta che viene delegato alla scuola l'onere di trasmettere l'educazione ai fanciulli si favorisce quel processo di deresponsabilizzazione dei genitori che ha condotto al dilagare di fenomeni preoccupanti, come il bullismo o il consumo crescente di alcol e droghe da parte dei giovanissimi. La famiglia ha le sue responsabilità e i suoi compiti. Facciamole fare qualcosa, come avveniva una volta, tanto tempo fa.

Finalmente!

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