Sono sette gli indagati nell'inchiesta sull’avvocata di Alessia Pifferi e le psicologhe di San Vittore, accusate di aver manipolato a vario titolo e in concorso di falso, falsa testimonianza e favoreggiamento, la perizia per documentare l’incapacità di intendere di Pifferi, condannata all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlioletta di meno di un anno e mezzo, ma anche di aver falsificato la documentazione su colloqui ed esami.
La conclusione delle indagini
Si sono concluse oggi le indagini a carico di 7 persone legate al caso della donna 39enne. Secondo il pm Francesco De Tommasi che chiederà il rinvio a giudizio per i sette, l'avvocata Alessia Pontenani e il consulente da lei nominato nel processo a carico di Pifferi, avrebbero messo in un atto un "piano precostituito" per far credere al perito nominato dalla Corte d'Assise di Milano che la 39enne fosse "affetta da un ritardo mentale grave e almeno parzialmente incapace di intendere e volere". In particolare, Garbarini le avrebbe dato: "indicazioni per simulare disturbi psichici".
Il ruolo delle psicologhe
Anche quella delle psicologhe non sarebbe stata semplicemente un'attività di sostegno, ma una: "vera e propria attività di consulenza difensiva, non rientrante nelle loro competenze". Nei documenti è stata anche citata Tiziana Morandi, “La Mantide della Brianza” (condannata a oltre 14 anni per aver circuito e narcotizzato nove uomini), in cella con la Pifferi, che durante il colloquio con gli agenti avrebbe riferito di aver saputo direttamente da Pifferi che l'avvocata Alessia Pontenani, ora indagata, le avrebbe detto di apparire come "fuori di testa".
"Devo fare la mongoloide - avrebbe detto Pifferi - perché ci sono cimici dappertutto". La donna ha riferito inoltre che anche la Pontenani, continuava a dire alla Pifferi che c'erano un "sacco di cimici e che lei doveva fare la scema".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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