Omicidio Mapello: l'auto, le 109 telefonate e quel monito nel diario di Stefania

Ivan Perico, il cugino di Stefania Rota, si trova in carcere con l'accusa di omicidio. Dal mistero dell'auto alle 109 telefonate, gli investigatori: "Su di lui gravi indizi"

Omicidio Mapello: l'auto, le 109 telefonate e quel monito nel diario di Stefania
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Bugie, depistaggi e quella "amicizia particolare" con la vittima. Secondo gli inquirenti, a inchiodare Ivano (detto Ivan) Perico, il cugino di Stefania Rota, la donna trovata morta in casa a Mapello (Bergamo) lo scorso 21 aprile, ci sarebbero "gravi indizi". L'indagato, ex rappresentante di birre, sposato e padre di una figlia di 17anni, avrebbe mentito nel tentativo di depistare le indagini. Dall'analisi dei tabulati telefonici risultano 109 chiamate verso l'utenza della 62enne nel periodo compreso tra febbraio e aprile, ovvero, tra la data presunta del decesso e il giorno del ritrovamento del cadavere. "Sa già che è morta, è un depistaggio a mente lucida", si legge nell'ordinanza che ha portato all'arresto dell'uomo, lo scorso sabato.

Il "giallo" dell'auto

L'auto di Stefania Rota, una Ford Fiesta di colore blu, ha continuato a circolare anche quando lei era già morta. Tramite il tracciato Gps dell'antifurto satellitare, i carabinieri hanno potuto accertare che la vettura della donna era stata utilizzata anche nei giorni successivi al decesso. Non solo. Stando a quanto apprende il Corriere.it, gli spostamenti rilevati dal satellite risultano sovrapponibili alle celle telefoniche agganciate dal cugino. Circostanza che, secondo chi indaga, proverebbe che fosse proprio lui ad usarla. Inoltre, alcuni testimoni avrebbero notato l'auto parcheggiata vicino alle scuole, in via Ugo Foscolo, a Mapello, tra febbraio e marzo. La Fiesta aveva il finestrino mezzo abbassato e, ai piedi nel posto passeggero, vi sarebbe stata anche una tanica. Un dettaglio non trascurabile dal momento che, chi conosceva la 62enne, dice di averla vista sempre entrare e uscira di casa in macchina.

Il diario di Stefania: "Attenta a Ivan"

Tra Stefania e Ivan, che abitavano a poche decine di metri l'uno dall'altra, c'era un rapporto molto confidenziale. Al punto che, ipotizza QN, non è escluso che tra i due vi fosse "un'amicizia particolare". La donna, descritta come una persona estremamente schiva e riservata, aveva frequentazioni molto limitate in paese. Durante il sopralluogo nell'abitazione di via XI Febbraio, dove viveva, gli investigatori hanno trovato una sorta di diario personale su cui la 62enne annotava quotidianamente pensieri e stati d'animo. Un'agenda che si è interrotta l'11 febbraio, il giorno presunto del decesso. Ed è proprio in quelle pagine che, nei giorni precedenti alla tragedia, Stefania aveva scritto una frase sibillina rivolgendosi a se stessa: "Stefy, attenta a Ivan". Perché?

Le "bugie" di Ivan

Dall'ipotesi di una morte per cause naturali (un malore) a quella di un omicidio è passata qualche ora. L'autopsia sulla salma della 62enne ha evidenziato diverse lesioni alla testa, difficilmente compatibili con una caduta, una frattura al cranio, un ematoma nella regione frontale del volto, fratture dell’osso ioide e della cartilagine tiroidea. Da qui, la certezza di un delitto maturato, forse, nel contesto familiare.

Per certo, da quell'11 febbraio, Ivan rispondeva in modo piuttosto ambiguo a chi chiedeva notizie di Stefania: "è via con uno", "è andata a lavorare lontano". E ancora: "è da una persona dalla quale aveva già lavorato". Dichiarazioni che hanno gettato ombre e sospetti sul 61enne, ora in carcere con l'accusa di omicidio.

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