Isabella Linsalata, 62 anni, morì il 31 ottobre del 2021. Quel giorno fu il marito, Giampaolo Amato, un medico molto stimato a Bologna ad allertare i soccorsi. Ma quando gli operatori del 118 giunsero sul luogo della segnalazione non poterono far altro che accertare il decesso della donna ipotizzando cause naturali. Fatto sta che gli esami tossicologici hanno rilevato dosi massicce di benzodiazepine e Sevoflurano, un anestetico ospedaliero, nei polmoni della vittima. A distanza di un anno e mezzo dai fatti, sabato mattina, il noto professionista ed ex medico della Virtus è stato arrestato con l'accusa di aver ucciso la moglie: le avrebbe somministrato, a sua insaputa, un mix letale di farmaci dentro una tisana. Oltre all'omicidio aggravato, il pm Domenico Ambrosino contesta al 63enne i reati di peculato e detenzione illecita di farmaci psicotropi. Il medico bolognese è anche indagato anche per la morte della suocera, Giulia Tateo, morta 22 giorni prima della figlia.
"Movente sentimentale ed economico"
Scrive il gip Claudio Paris nell'ordinanza d'arresto, il movente dell'omicidio di Isabella Linsalata, scrive il Resto del Carlino, è da inquadrarsi dentro un irrefrenabile, morboso desiderio della propria amante" . Dunque il movente è "di tipo innanzitutto sentimentale, senza tuttavia potersi neppure escludere l'incidenza di spinte di tipo economico". Il gip ricostruisce la relazione extraconiugale dell'indagato con una giovane e conclude che è "senz'altro questo inconfessabile desiderio", lasciare la moglie per un'altra, "che lo ha spinto a cagionarne volontariamente la morte".
La morte della suocera
Nll'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Claudio Paris si sottolinea però che gli esiti medico-legali sul possibile omicidio della suocera, con somministrazione di farmaci sono da intendersi "come preliminari e necessitanti di indagini di conferma". Le analisi sono "risultate positive a Midazolam ed al suo metabolita", ed è emerso anche il sospetto della presenza di sevoflurano nel prelievo di polmone.
Le indagini
Le indagini condotte dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Bologna hanno confermato che, già negli anni precedenti, Isabella Linsalata aveva accusato malesseri e narcolessia. Secondo l'accusa, le evidenze raccolte rafforzerebbero l'ipotesi di una "somministrazione dolosa" di sostanze da parte di Giampaolo Amato. Un sospetto che, in realtà, già nutrivano in tanti prima di quel tragico 31 ottobre. A partire dalla sorella della donna: nel 2019 l'aveva trovata in casa, visibilmente stordita, con il marito. Quindi si era premurata di portare via dall'abitazione una bottiglia vuota di vino che il medico aveva lavato prima di gettarla nel pattume. Dopo il decesso della 62enne, l'ha consegnata ai militari dell'Arma: è risultata positiva alle benzodiazepine. Non finisce qui. Il noto professionista risulterebbe indagato - il condizionale è d'obbligo perché manca la conferma - per la morte della suocera, deceduta nel sonno 22 giorni prima di Isabella. Anche in questo caso, gli esami tossicologici hanno evidenziato tracce di farmaci psicotropi nel sangue dell'anziana. Tuttavia, su questa vicenda, gli inquirenti preferiscono essere cauti assegnando ai Ris ulteriori accertamenti.
L'ipotesi dell'omicidio
Secondo l'accusa, Amato avrebbe "ideato e maturato con freddezza il delitto" - le parole del gip - data l'impossibilità di reggere una doppia relazione con la moglie e un'altra giovane donna conosciuta nel 2018. Isabella avrebbe scoperto l'esistenza della presunta amante nel 2019. Da quel momento, il rapporto di coppia sarebbe diventato molto conflittuale e, nel contempo, la 62enne avrebbe cominciato ad accusare alcuni malesseri. Al punto che lei stessa aveva cominciato a dubitare del marito. In un'occasione avrebbe confidato alle amiche che, dopo cena, le preparava alcune tisane "dal sapore troppo amaro". Il medico, difeso dagli avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna, si professa innocente. Da quando è stato arrestato, lo scorso sabato, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Chi è il medico arrestato
Classe 1959, Giampaolo Amato è specializzato in Oftamologia e Medicina sportiva. Fino al 2019 ha lavorato come medico della Virtus, la squadra di basket di Bologna di cui, peraltro, è un tifoso sfegatato. Al punto da continuare a seguire la squadra anche quando, nel 2020, non era stato riconfermato nello staff tecnico dei bianconeri. Durante l'emergenza Covid-19 era stato arruolato come volontario tra le file dei medici in trincea. Un'esperienza, quella della pandemia, che aveva definito "incredibile sul piano umano e professionale". La notizia del suo arresto ha generato sgomento e incredulità tra chi lo conosce.
"Assolutamente insospettabile, è sempre sembrata la persona più buona del mondo", dicono di lui gli amici. Nessuno, però, era a conoscenza del difficile momento famigliare che il "doc" stava attraversando con la moglie. Un lato oscuro, forse, su cui spetterà alla magistratura fare luce.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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