Una Napoli sgomenta piange Giovanbattista Cutolo, il 24enne musicista membro dell’Orchestra Scarlatti Young partenopea ucciso per un parcheggio di uno scooter nel cuore della città.
"Tesoro bello, questa città non ti meritava. Riposa in pace, Giovanni" è il messaggio su un mazzo di fiori lasciato in piazza Municipio, nel punto in cui è stato ucciso il giovane. Solo una delle tante testimonianze di vicinanza e dolore per l'uccisione del giovane. È vero, la morte fa parte dell’esistenza umana ma perdere la vita a causa di un individuo che usa violenza per di più per futili motivi è semplicemente inaccettabile. Napoli, dicevamo, piange Giovanbattista. E lo fa a suo modo. Questa pomeriggio alle 18 si terrà in memoria del ragazzo una manifestazione che partirà da piazza Bellini. Un modo per non dimenticare e per lanciare un "no" forte e deciso a quanti scelgono la strada della criminalità.
Il dolore del papà
Distrutto dal dolore è Franco Cutolo, padre di Giovanbattista. Regista teatrale molto noto in città, fondatore della Compagnia Li Febi Armonici, Franco ha trovato la forza di parlare, nonostante il terribile momento. Per un genitore perdere un foglio è il dolore più grande che possa esistere.
"Giambattista era un inno alla vita, una persona che trovava sempre una soluzione alle discordie di eventuali litigi. Chi ha sparato è un ragazzo di 16 anni già dedito alle rapine di Rolex, un professionista. Se non si tolgono i figli alla malavita, le cose non miglioreranno mai", ha spiegato Franco a Fanpage. Il papà di Giovanbattista nella sua lunga carriera ha partecipato a diversi progetti che hanno coinvolto la cittadinanza e le istituzioni, anche in quartieri "difficili". E per questo, al dolore si aggiunge sconforto totale in quanto la morte del figlio barbaramente ucciso in una notte di fine estate significa che gli sforzi fatti fino ad oggi non sono serviti per combattere il degrado che attanaglia la città.
"Ho 60 anni, ne ho viste di cotte e di crude, è una mia inclinazione agire nel sociale, verso le persone meno abbienti. Ho fatto progetti con la Regione, col Comune e se io oggi sto piangendo mio figlio, vuol dire che tutto quello che è stato fatto non è servito a granché. L'azione sul territorio con i laboratori, il teatro, le orchestre, ha sicuramente una valenza, ma se non si tolgono i figli alla malavita, se tu non togli questa parte marcia, è tutta fuffa, tutta retorica che serve per arricchire chi organizza le cose, perché è la famiglia che crea i simboli, i modelli, e che decide di non mandare i figli a scuola, laddove la scuola è l'unico mezzo per creare le persone civili, punto".
Franco racconta che, come tutti i genitori del mondo, era preoccupato se Giovanbattista rientrava tardi a casa. "Mio figlio è uscito per farsi un panino ed è morto. Per anni ho litigato con lui per convincerlo a non stare fuori la notte, ma non vivendo a casa con lui da 13 anni ho perso il controllo sul suo stile di vita". Allo stesso tempo il genitore evidenzia che con questa sua affermazione non vuole "demonizzare chi non impedisce ai figli di uscire di notte, ma a volte questa è l'unica soluzione, perché di notte escono i topi".
Il dolore della mamma
Anche Daniela Di Maggio, mamma di Giovanbattista, ha deciso di parlare. Raggiunta dal TgR, è visibilmente commossa per il dramma che ha sconvolto la sua vita ma riesce a trovare la forza di rivolgersi alle istituzioni perché intervengano. "Non ho ancora la consapevolezza di quello che è accaduto- ha ammeso- fino a poche ore fa avevo un figlio, un talento della musica, una persona amata da tutti. E ora per un parcheggio addirittura gli hanno sparato. L'ho visto stamattina, il volto tumefatto, un proiettile nel petto. Sono senza parole". Daniela spiega che "se esci con un'arma a quell'età hai consapevolezza del dramma che puoi creare intorno a te. Faccio un appello a tutte le istituzioni, bisogna cambiare le leggi. Non è possibile essere uccisi da persone brutali e senza valori, deve pagare, darò tutta me stessa perché paghi".
"Napoli è diventata una città violentissima, un far west - prosegue Daniela tra le lacrime- Mio figlio, un ragazzo con valori, poteva soltanto migliorare la società, portava avanti il bello, la musica, l'arte. È come se avessero sparato a Benedetto Croce prima che scrivesse un saggio di filosofia, come se avessero buttato una bomba sul Colosseo, come avessero squarciato un quadro di Caravaggio". Dolore emerge dalla sue parole ma anche desiderio di giustizia: "Non possiamo permettere più questo. Voglio che chi l'ha ucciso abbia la giusta pena, questo 16enne è un uomo brutale, un demone che va a distruggere le vite di ragazzi meravigliosi come mio figlio".
La mamma di Giovanbattista evidenzia che da napoletana ama la città ma “stanotte (ieri, ndr) si sono incontrate due Napoli che non si somigliano. Due città diverse, quella di mio figlio e quella di questo balordo, che vive magari di pane, droga, TikTok e orrori che vede dalla mattina alla sera a partire dai bassi che sono unità abitative subumane". Daniela afferma che "bisogna gridare rispetto a queste cose, sono cose orribili. Arte, musica, cultura, questi sono i valori che dobbiamo dare ai nostri ragazzi".
La donna, infine, spiega che "da questo momento in poi io voglio essere chiamata dalle istituzioni, faccio un appello a
Mattarella, voglio che mi ascoltino sulle brutalità che noi che viviamo il mondo reale conosciamo molto più di chi ci governa. Voglio alzare la mano e dire ascoltatemi, perché ci sono tante cose da cambiare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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