Nitrito di sodio e mascherine: scatta l'allarme per i kit del suicidio. "Acquistati in Italia"

L'indagine dell'Interpol sui kit del suicidio venduti online. In Italia risultano già acquistati da 9 persone tra cui un'insegnante che si è tolta la vita lo scorso aprile

Nitrito di sodio e mascherine: scatta l'allarme per i kit del suicidio. "Acquistati in Italia"

Nitrito di sodio e mascherine facciali per togliersi la vita. È quanto emerge da un'indagine dell'Interpol, partita dal Canada due anni fa, che ora è approdata in Europa. Il "kit del suicidio", come è stato ribattezzato dagli investigatori, in Italia è già stato acquistato online da nove persone tra cui un'insegnante di 63 anni trovata morta nella sua abitazione, a Borgo Valsugana (Trento), lo scorso 4 aprile. Le questure e le compagnie dell'Arma del territorio stanno provando a rintracciare gli altri otto acquirenti prima che sia troppo tardi: è una corsa contro il tempo.

Kit del suicidio in Italia

È una storia che mette i brividi quella rilanciata sulle pagine de Il Messaggero di oggi. Nel mirino della Direzione centrale della polizia criminale c'è un uomo dell'Ontario, Kenneth Law, ex ingegnere aerospaziale e poi chef a Toronto, che per due anni avrebbe gestito alcuni siti web (ora chiusi) vendendo il kit del suicidio: mascherine facciali e nitrito di sodio. Una sostanza, quest'ultima, utilizzata nell'idustria alimentare per la conservazione degli insaccati ma potenzialmente velenosa se assunta in purezza o diluita nell'acqua. Ne avrebbe fatto uso - il condizionale è d'obbligo visto che ci sono degli accertamenti in corso - anche la 63enne morta un mese fa in Trentino. Accanto al cadavere della donna i carabinieri hanno trovato un messaggio d'addio e una lettera con precisi riferimenti alla modalità scelta per togliersi la vita. Il suo nome figura, assieme ad altri otto cittadini italiani, tra i clienti della lista di Law.

Le morti sospette

Il caso esplose due anni fa. Il primo kit del suicidio venduto in Europa fu rinvenuto vicino al corpo di Tom Parfett, 22 anni, studente di filosofia trovato morto nel 2021 in un hotel di Londra. Al tempo, il padre del ragazzo aveva lanciato un appello alle autorità: "Qualsiasi vendita online della sostanza la rende pericolosa. Così diventa troppo facile per le persone più vulnerabili, senza alcun controllo medico, togliersi la vita". Sul pacchetto acquistato dal ragazzo figurava il logo di uno degli store online gestiti dall'ex ingegnere dell'Ontario. E il nome di uno dei siti di Law era riportato anche sulla confezione rinvenuta accanto al cadavere della 23enne Neha Raju, deceduta lo scorso ottobre nel Surrey. A conclusione delle indagini, però, la polizia britannica dedusse che non vi era "nessuna prova che gli elementi sul quel sito fossero pubblicizzati o venduti consapevolmente a scopo di suicidio".

"Centinaia di casi in Gran Bretagna"

Il kit del suicidio sarebbe stato venduto soprattutto in Gran Bretagna. Qualche giorno fa, il Times ha riportato le parole di Kenneth Law intercettato dalle autorità all'esterno di una farmacia del Mississauga, in Ontario. "Ma si stanno suicidando loro stessi. - avrebbe spiegato l'uomo al suo interlocutore - Io non sto facendo nulla di male, sto solo vendendo un prodotto.

Non sto assistendo il suicidio di nessuno. È una vostra scelta. Non ti sto obbligando a comprare nulla". Nel contesto della medesima intercettazione Law si sarebbe vantato di avere "centinaia di clienti" nel Regno Unito.

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