I punti chiave
"Ho ucciso mio padre". Una confessione drammatica quella che nella notte tra venerdì e sabato ha portato al fermo di una 19enne residente a Nizza Monferrato, in provincia di Asti, per aver ucciso il padre di 50 anni, Akhyad Sulaev. Secondo quanto avrebbe riferito la ragazza ai carabinieri, il delitto sarebbe avvenuto al culmine di una lite domestica. Pare che l'uomo fosse solito infierire sui figli e la moglie. Una storia che, sulle prime, ricorda inevitabilmente la vicenda di Alex Cotoia (ex Pompa), il giovane di Collegno che nel 2020 accoltellò il papà, Giuseppe, per difendere la madre dall'ennesima aggressione.
L'omicidio
L'omicidio si è consumato in una casa di via San Giovanni, a Nizza Monferrato, nell'Astigiano, venerdì 1 marzo. Makka ha ucciso il padre con un fendente all'addome, fatale per l'uomo, utilizzando un coltello da cucina. Quando i carabinieri sono intervenuti sul posto, la giovane era in stato di choc. I militari l'hanno accompagnata in caserma a Canelli dove, al termine dell'interrogatorio, c'è sta la confessione: "L'ho ucciso io".
Il movente
Makka, che ora si trova in una comunità protetta, ha raccontato che il delitto sarebbe maturato al culmine di un litigio. Pare che il padre, di origini cecene, si fosse lincenziato dal lavoro. Circostanza che ha creato un clima di tensione in casa, poi degenerato drammaticamente. "Venerdì sera, alle 18, quando mamma è tornata a casa, hanno iniziato a litigare. - ha raccontato la 19enne - L'ha aggredita per l'ennesima volta. Io sono intervenuta per difenderla e ha picchiato anche me. Mi ha inseguita in camera e mi ha preso a pugni. Mi sono difesa, ma non volevo fare quello che ho fatto".
Le violenze
Stando a quanto riporta il Corriere.it, sembra che Akhyad Sulaev (la vittima) fosse solito accanirsi contro la moglie e la figlia. "Mio padre era esperto di arti marziali. Ero stanca delle violenze che subivamo io e mia madre. Tutti in casa subivamo violenze, soprattutto lei", avrebbe spiegato la ragazza ai carabinieri. A quanto risulta, l'uomo aveva un atteggiamento controllante nei confronti della primogenita e della moglie.
La famiglia
Makka e i suoi genitori sono arrivati dalla Russia in Italia grazie ai corridoi umanitari. Lei e i suoi tre fratelli più piccoli - una ragazzina di 14 anni e due maschietti di 11 e 12 anni - si sono subito integrati nella piccola comunità di Nizza Monferrato. La giovane frequenta il terzo anno del liceo scientifico e lavora come cameriera in un ristorante del posto. "Non c'erano segnali e nulla che potesse far pensare a una cosa del genere. Siamo vicini alla famiglia per il dolore che stanno vivendo ma non c'erano avvisaglie o segnali di violenza. Era una famiglia normale - ha detto il sindaco Simone Nosenzo - Qui in paese non c'è una comunità cecena: la famiglia era arrivata qui tre anni fa ed era inserita. La giovane andava a scuola e, come il padre e la madre, lavorava in alcuni locali cittadini. Conducevano una vita regolare, non c'erano segnali di liti in famiglia".
Le indagini
Intanto proseguono le indagini dei carabinieri di Canelli, competenti per il territorio di Nizza Monferrato, coordinate dal pm di Alessandria Andrea Trucano.
Due le ipotesi relative al movente: la prima è che Makka abbia agito per difendere la madre, contro la quale il padre si sarebbe scagliato; la seconda lega invece il drammatico epilogo ai problemi lavorativi di Akhyad. Lunedì mattina la giovane sarà interrogata dal gip. La madre e i fratelli, come ha confermato il sindaco di Nosenzo, si trovano in una struttura protetta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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