Era stato condannato a 18 anni ed otto mesi di reclusione per l'omicidio della giovanissima fidanzata Noemi Durini. E a sette anni dai fatti, Lucio Marzo torna in regime di semilibertà: potrà a quanto pare uscire dal carcere per andare a lavorare. Questa, stando a quel che riporta oggi la stampa sarda, la decisione del tribunale di Sorveglianza di Cagliari, che i familiari della vittima hanno già fatto sapere di non aver gradito. Tanto più che al ventiquattrenne (attualmente detenuto a Sassari, presso la casa circondariale di Bancali) sarebbe già stato concesso un permesso premio lo scorso anno, poi revocato lo scorso agosto quando venne fermato alla guida di un auto in stato di ebbrezza (al termine di un inseguimento). Avrebbe così violato in quel frangente anche le disposizioni del magistrato di sorveglianza, secondo le quali non avrebbe potuto guidare nessun mezzo a motore.
Si tratta ad ogni modo dell'ultimo capitolo in ordine cronologico di una storia iniziata nel 2017: Marzo aveva 17 anni quando, a Castrignano del Capo (una realtà comunale della provincia di Lecce) uccise la fidanzata sedicenne, confessando poi agli inquirenti il delitto e dicendo di aver agito senza complici. Stando a quanto riscostruito, il 3 settembre di quasi sette anni fa il giovane prelevò in auto Noemi dall'abitazione di famiglia, a Specchia. Dopo aver percorso una decina di chilometri, insieme raggiunsero una campagna alla periferia di Castrignano. E fu in quel momento che si concretizzò a quanto pare l'omicidio: Noemi fu presa a pietrate, prima di essere raggiunta da una coltellata alla nuca. Dalle indagini successivamente condotte, emerse come Noemi fosse morta a circa tre ore dall'aggressione, dopo una lunga agonia. La scomparsa improvvisa della ragazza destò subito preoccupazione e dopo dieci giorni di appelli, ricerche e sopralluoghi, Lucio Marzo confessò.
Fu proprio lui a far ritrovare il cadavere, sepolto sotto un cumulo di pietre. Già dopo l'episodio della scorsa estate Imma Rizzo, madre di Noemi Durini, diede il via ad una battaglia legale che si concluse con il trasferimento di Marzo dal penitenziario minorile di Quartuccu a Bancali. E sempre tramite la propria legale, Valentina Presicce, ha a quanto sembra già chiesto chiarimenti al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) e al Ministero sulla decisione del Tribunale di Sorveglianza di Cagliari.
"È inconcepibile e assurdo che gli sia stata ridata la possibilità di uscire dal carcere per lavorare - la sua posizione, riportata dal quotidiano L'Unione Sarda - proprio perché la sua pericolosità sociale evidenziata nel precedente episodio fu determinante per la sospensione del beneficio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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