Sofia uccisa dall'ex: cinque ore sotto torchio il killer reo confesso

Per gli avvocati l’assassino sta collaborando La famiglia della vittima: «Vogliamo sapere»

Sofia uccisa dall'ex: cinque ore sotto torchio il killer reo confesso
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Sta collaborando con gli inquirenti Zakaria Atqaoui, il 23enne che ha confessato di aver ucciso a coltellate la ex fidanzata di 20 anni Sofia Castelli nella casa di lei a Cologno Monzese, in provincia di Milano. Lo ha spiegato ieri il difensore di fiducia, l’avvocato Marie Louise Mozzarini, nel lasciare il carcere di Monza: «Sta continuando a collaborare».


L’omicidio risale all’alba di sabato. Ieri a Monza si è svolta l’udienza di convalida per Atqaoui. L’interrogatorio davanti al gip Elena Sechi si è tenuto nel carcere cittadino, dove il ragazzo si trova da sabato sera con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Il gip si è riservato sulla richiesta di applicare la misura cautelare in carcere e anche sul riconoscimento dell’aggravante della premeditazione contestata dal pm Emma Gambardella, coordinato dal procuratore Claudio Gittardi. La decisione è attesa per oggi. Il colloquio è durato quasi cinque ore, l’indagato ha risposto alle domande del pm e ha in sostanza confermato la confessione già resa ai carabinieri della compagnia di Sesto San Giovanni. Nel suo racconto il 23enne avrebbe aggiunto pochi dettagli che non cambiano il quadro finora emerso. Il giovane avrebbe ucciso la ex compagna per il sospetto che Sofia avesse un nuovo ragazzo dopo che la 20enne aveva interrotto definitivamente la relazione iniziata nel 2018 e andata avanti per cinque anni tra continui litigi sembra proprio per la gelosia di lui.


«Vogliamo sapere quanto accaduto negli ultimi attimi di vita di Sofia»: è il desiderio dei genitori della ragazza, riferito dal loro legale, l’avvocato Giuseppe Policastro, il quale ha chiesto «rispetto per il dolore della famiglia» della giovane, precisando che ora è «il momento del silenzio». L’avvocato ha spiegato anche di attendere gli esiti degli accertamento sul cellulare della vittima e nel suo appartamento, «per avere un quadro completo di quanto accaduto». Stanno ancora «metabolizzando e realizzando l’accaduto, nel massimo del silenzio», ha aggiunto poi il difensore. I genitori della vittima, che quando i due giovani erano fidanzati avevano accolto Atqaoui in casa «come un figlio», si trovavano in Sardegna quando il 23enne si è introdotto nella loro abitazione e ha atteso il rientro della ex, colpendola infine a morte con numerose coltellate alla gola. «Sono passati tre giorni, lo stato d’animo dei genitori è quello che si può ben immaginare. Chiedono il massimo rispetto e silenzio fin quando ci sarà il funerale», dice ancora l’avvocato. Prematuro pensare alla costituzione di parte civile. «Siamo ancora in una fase primordiale. Non abbiamo ancora parlato di costituirsi, al momento i genitori hanno altre cose per la testa. Ora siamo in attesa della convalida del fermo». Eventuali minacce ricevute da Sofia prima della notte tra venerdì e sabato scorsi sono «elementi che sicuramente sarà importante vagliare», conclude il legale.


Secondo l’accusa, gli spostamenti dell’indagato nelle ore precedenti al delitto confermano la premeditazione. Fin dalla mattina di venerdì, ha ribadito durante l’interrogatorio di garanzia di ieri, quando con la scusa di portare un dolce a Sofia, ha rubato dal suo appartamento le chiavi di scorta, per poi usarle in serata e introdursi in casa sua.

Ha atteso il suo rientro, seguendone gli spostamenti grazie alle storie che la giovane ha pubblicato su Instagram. Poi si è chiuso in un armadio, dopo aver preso da un cassetto della cucina un coltello da bistecca, e quando lei si è addormentata, l’ha assalita.

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