Ragusa. Duplice omicidio ieri a Riposto, in provincia di Catania. L'assassino, Salvatore La Motta, 63 anni, noto a tutti come Turi, si è poi suicidato davanti alla caserma dei carabinieri. Era un ergastolano in licenza premio straordinaria. Le vittime, due donne, sono state freddate con un colpo d'arma da fuoco al viso. Ci sarebbe un movente passionale alla base del duplice omicidio. L'assassino, infatti, aveva avuto una relazione con la prima vittima, Carmelina Marino, 48 anni, madre di due figli, e conosceva anche la seconda vittima, Santa Castorina, 50 anni, babysitter. I due omicidi hanno tutta l'aria di un appuntamento al quale La Motta si è presentato armato di pistola. Il primo alle 8.30 con la Marino, che è stata sparata al volto mentre era nella sua Suzuki ferma poco distante da un distributore di carburante sul lungomare Pantano, nei pressi del porto, dopo aver fatto benzina. Sul posto i militari dell'Arma. Intanto Luciano Valvo, 55 anni l'uomo che ha accompagnato La Motta sul luogo dell'omicidio, come dimostrano le immagini delle telecamere, è stato sentito e poi - mentre abbandonava la sua casa - fermato per concorso in omicidio. Nell'interrogatorio ha fatto scena muta. A pochi chilometri dal luogo del delitto, alle 10.45, l'assassino ha colpito di nuovo: vittima la Castorina, anche lei sparata in faccia vicino alla sua Panda, su cui aveva lasciato il suo barboncino. Inutile l'intervento del 118. Anche in questo caso dei testimoni sono stati sentiti dai carabinieri che stanno verificando «le dinamiche relazionali tra le due vittime e La Motta ha detto il tenente colonnello Claudio Papagno . I testimoni stanno fornendo elementi utili». L'assassino si è poi recato davanti alla caserma di Riposto alle 12. «Mi voglio costituire» ha detto, ma le parole stridevano con il fatto che impugnava la pistola con cui aveva ucciso le due donne, che sarebbero parenti tra loro. Per questo i carabinieri lo tenevano sotto tiro, cercando di convincerlo «a non fare nessun gesto insensato» ha spiegato il tenente colonnello Papagno «ma si è puntato la pistola alla testa e ha fatto fuoco». Per ricostruire la dinamica, i Carabinieri hanno sequestrato i video delle telecamere di sorveglianza. Se, ad esempio, l'assassino abbia prima scambiato qualche parola con le vittime e se ci sono stati complici. La Motta, fratello del boss ergastolano Benedetto La Motta, noto come Benito o Baffo, punto di riferimento del clan Santapaola-Ercolano a Riposto, era anche lui noto alle forze dell'ordine per i precedenti per associazione per delinquere di stampo mafioso e per un omicidio per il quale era stato condannato in via definitiva all'ergastolo. Era in licenza premio straordinaria di una settimana e sarebbe dovuto rientrare ieri. L'uomo era detenuto in regime di semi-libertà nel carcere di Brucoli.
Anche se i carabinieri indagano a 360 gradi, si propende per la pista passionale. Il primo omicidio «è certamente collegato al suicidio» secondo il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro, mentre sul secondo si sta «cercando di capire il movente» anche se «al 90 per cento c'è un'unica dinamica».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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