L'acido, poi "in pasto ai maiali". Le torture e l'omicidio choc di Marzia Capezzuti

Inizia il processo per l'omicidio di Marzia Capezzuti: a giudizio un minore, mentre altre 5 persone sono indagate. Una testimonianza è stata fondamentale per il caso

Screen "Chi l'ha visto?"
Screen "Chi l'ha visto?"

Per oltre 7 mesi il corpo di Marzia Capezzuti è rimasto insepolto in un casolare di Montecorvino Pugliano. La vicenda dell’omicidio di Capezzuti ha condotto attualmente ad avere 5 indagati e al rinvio a giudizio di un minore, per il quale i genitori hanno perso la potestà: il processo a quest'ultimo parte il 15 dicembre 2023, ma prima sarà valutata la capacità di intendere e volere del giovane e rivisto il labiale del video in cui racconterebbe alla sorella dell'omicidio. Si tratta di una vicenda dai risvolti choc per ciò che la vittima avrebbe subito, fino all’epilogo. Violenze psicologiche e fisiche, “delegittimazione” come l’ha definita il gip, ma anche furto continuato: sono queste le accuse al vaglio degli inquirenti per colui che al momento è il solo imputato.

Chi era Marzia Capezzuti

Marzia Capezzuti è stata descritta all’opinione pubblica come una donna “fragile”. Classe 1983, a 7 anni, dopo il divorzio dei genitori, fu mandata in comunità, dove rimase fino alla maggiore età: da quel momento fu collocata in una struttura a Varese. Ci fu anche una diagnosi, un “disturbo della condotta in ritardo mentale di media gravità”, con “invalidità totale e permanente inabilità lavorativa al 100% con necessità di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani”, il che comportò l’attribuzione di una piccola pensione ma non l’assegnazione di un tutore, che pure fu chiesto dai genitori quando la donna raggiunse la maggiore età.

Dal 2014 in poi Capezzuti scomparve diverse volte. La prima proprio in quell’anno, quando conobbe sui social Alessandro Vacchiano di Pontecagnano Faiano, con il quale intrecciò una relazione. Venne ritrovata dai genitori due anni dopo, nel 2016, con l’aiuto dei carabinieri e “Chi l’ha visto?”, e lo stesso anno fu ricoverata per un mese a Salerno a causa di disturbi psichici.

Nel 2017 disse di aver lasciato Alessandro Vacchiano, ma si trasferì dalla sorella di lui, Barbara Vacchiano. Ma fu nel 2019 che tutto parve precipitare: a gennaio i genitori di Capezzuti incontrarono per la prima volta Alessandro Vacchiano, risultandone preoccupati (avrebbero pensato che l’uomo fosse tossicodipendente), anche a causa di un litigio scoppiato tra la coppia. Ma non poterono fare nulla: la figlia era maggiorenne e, come detto, la richiesta di affiancarle un tutore era stata rigettata.

Ad aprile 2019 Barbara Vacchiano avrebbe iniziato, secondo gli inquirenti, il progetto di “delegittimazione preventiva” di Capezzuti "per ogni accusa che la ragazza potesse muoverle successivamente”, raccontando ai genitori che la figlia avrebbe rubato in casa sua e abusato del figlio minorenne. Salvo poi inviare a un’amica una foto del rapporto sessuale, specificando: “Così fa esperienza”, riferendosi al minore. E nello stesso anno, durante un sopralluogo nella casa di Barbara Vacchiano, la polizia locale mise a verbale che “in casa vi fosse una tale Marzia, definita sua amica, che a suo dire rendeva prestazioni sessuali ai presenti nell’appartamento”.

Convocata dagli assistenti sociali, Capezzuti avrebbe negato prestazioni sessuali o violenze. Poi il 7 novembre 2019 Alessandro Vacchiano fu trovato morto per overdose vicino alla stazione centrale di Napoli: tuttavia, contrariamente alla causa della morte, Barbara Vacchiano avrebbe sostenuto che la colpa fosse di Capezzuti, e che il fratello sarebbe stato picchiato e avrebbe avuto il collo rotto.

L’omicidio

Il 23 febbraio 2022 venne sporta denuncia per maltrattamenti ai danni di Capezzuti. Che sarebbero continuati, nonostante il sopralluogo di un legale, fino al 6 marzo 2022. Alla antivigilia del suo 29esimo compleanno, Marzia Capezzuti venne tradotta fuori dalla casa di Barbara Vacchiano. Capezzuti sarebbe stata sentita dai vicini chiedere: “Dove mi portate? È buio”.

Gli inquirenti sarebbero risaliti alle presunte dinamiche omicidiarie grazie a una videochiamata del minore alla sorella Annamaria Vacchiano. Le parole della videochiamata, in cui non c’è l’audio, sono state ricostruite attraverso la lettura del labiale. Il minore sembra dire: “Abbiamo finito. L’abbiamo portata a fare un giro. L’abbiamo tirata”. Fa un gesto, forse per affermare lo strangolamento, e pare aggiungere che sul corpo “è stato buttato l’acido addosso”. Come detto, questo video sarà vagliato a fini processuali.

Le indagini

Il 25 ottobre 2022 il corpo di Capezzuti fu ritrovato in un casolare di Montecorvino Pugliano: era stato lì, all’insaputa degli attuali proprietari del luogo, gli eredi di un uomo da tempo defunto, il solo che si recasse in quella campagna finché è stato in vita.

Un grande apporto alle indagini è stato dato dalla succitata videochiamata ma anche dalla testimonianza di Annamaria Vacchiano, figlia di Barbara, sconvolta dai maltrattamenti cui ha affermato di aver assistito talvolta - non viveva con la madre - come l’ingestione forzata da parte di Capezzuti di un mozzicone di sigaretta. Annamaria Vacchiano era stata inoltre oggetto di un’intercettazione ambientale. In caserma la madre le avrebbe infatti detto, riferendosi a Capezzuti: “Tanto non la trovano perché l’ho uccisa e data in pasto ai maiali”.

In base alla ricostruzioni degli inquirenti, Marzia Capezzuti, per 3 anni, sarebbe stata maltrattata, costretta a dormire legata in una cantina, picchiata e marchiata a fuoco con le lettere BV, iniziali di Barbara Vacchiano. Non solo: le sarebbero stati sottratti i soldi della pensione e, nei periodi in cui questi non fossero stati disponibili, la donna avrebbe chiamato spesso i genitori di Capezzuti raccontando fantasiose versioni sulla quotidianità della 29enne. Scrive il gip: “Insomma, Barbara faceva di tutto per descrivere Marzia come una ragazza maliziosa, pronta a calunniarla e ad incolparla per lividi che invece si era procurata ‘autonomamente’, pur di realizzare i suoi obiettivi”.

Barbara Vacchiano avrebbe raccontato ai genitori di Capezzuti che la figlia avrebbe intrapreso una relazione con un uomo benestante di Pontecagnano, tale Peppe, e sarebbe rimasta incinta. Ma quest’uomo non esisteva, tanto che il gip aggiunge: “Ottenuto finalmente un nuovo conto, tornati a prelevare regolarmente la pensione, i Vacchiano potevano nuovamente interrompere i rapporti con i genitori di Marzia. Ripresi gli incassi, Peppe spariva. Spariva la gravidanza. Sparirà, purtroppo per sempre, la stessa Marzia”.

Attualmente, oltre al minore, il 15enne figlio di Barbara Vacchiano, che è stato rinviato a giudizio e sarà in aula nel processo che parte il 15 dicembre 2023, sono stati indagati il 19 aprile 2023 per omicidio la stessa Vacchiano, il compagno Damiano Noschese, il figlio maggiorenne Vito Vacchiano che al momento del rinvio si trovava in carcere per altri reati, e due conoscenti che sarebbero stati in casa Vacchiano

la notte della scomparsa di Capezzuti. In particolare Noschese e Barbara Vacchiano potrebbero dover rispondere anche di altre accuse: maltrattamenti, sequestro di persona, indebito utilizzo di carte di pagamento e tortura.

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