"Se ripenso a quello che è accaduto mi vengono ancora i brividi. Non avrei mai immaginato che un uomo sarebbe arrivato a tanto". Non si dà pace Stefania Loizzi, 48 anni, la donna che per prima ha denunciato Ubaldo Manuali, il netturbino 59enne di Riano arrestato lo scorso settembre con l'accusa di aver stuprato alcune donne dopo averle stordite con un un farmaco narcotico disciolto nei drink.
Oltre al reato di violenza sessuale, all’indagato viene contestata anche la diffusione illecita di video e immagini dal contenuto sessualmente esplicito. Secondo gli investigatori Manuali avrebbe filmato le vittime, rese inermi con le benzodiazepine, durante gli abusi. "Dopo la mia denuncia, e le successive indagini, alcune donne mi hanno contattato sui social. A quanto pare, non sono stata l'unica a finire nella sua trappola", racconta la 48enne a ilGiornale.it.
Signora Loizzi, come ha conosciuto Ubaldo Manuali?
"Mi inviò una richiesta di amicizia su Facebook, qualche anno fa. Notai che avevamo alcuni conoscenti in comune e, prima di accettare, chiesi ad un'amica se fosse una persona perbene. Non so, il suo sguardo non ispirava fiducia. Ad ogni modo, questa amica mi rassicurò del fatto che fosse un uomo tranquillo e a posto. Dunque decisi di accettare la richiesta di amicizia e così cominciammo a chattare".
Cosa le raccontava?
"Manuali sin da subito si vantava di questa presunta somiglianza con Keanu Reeves. Diceva che era desideratissimo da molte donne, che lo fermavano per strada proprio per via della somiglianza con il famoso attore. Io misi subito le cose in chiaro, precisando che non mi interessava avere relazioni sentimentali. Anche perché era morta da poco mia madre e stavo attraversando un momento difficile".
E lui?
"Mi disse che ero una donna seria e non aveva intenzione di andare oltre un rapporto di amicizia. Cosa che all'inizio fece, - evidentemente faceva parte del copione - mostrandosi sempre gentile, carino e disponibile".
Quando avete cominciato la frequentazione vera e propria?
"Dopo aver chiacchierato a lungo sui social e al telefono, decidemmo di incontrarci. Siamo usciti svariate volte per un aperitivo, nulla di impegnativo o che lasciasse presagire quello che poi è successo".
C'è mai stato un approccio?
"No, assolutamente. Tra me e lui non c'è stato niente, fino a quella maledetta sera del 15 gennaio 2023".
Le andrebbe di spiegare quello che è successo?
"Un giorno mi telefonò per chiedere se mi andasse di cenare da lui. Gli risposi che non avevo molta voglia, che ero da sola in casa e mi sarei arrangiata. Dopo il primo tentativo andato a vuoto richiamò. Disse che sarebbe venuto da me con la spesa e avrebbe pensato a tutto lui. Nonostante non fossi molto convinta della proposta, perché non è mia abitudine accogliere gli uomini in casa, decisi di accettare. Del resto pensavo che fosse solo un amico".
Poi cosa accadde?
"Lui arrivò con le pietanze e due bottiglie di vino. Mentre ero indaffarata in cucina, Manuali mi offrì un calice di prosecco: 'Dai brindiamo', furono le sue parole. Io gli dissi che non avevo nulla per cui brindare ma lui, poco dopo, si fece di nuovo avanti col bicchiere. Feci un sorso e poi non ricordo più nulla, caddi in un sonno profondo".
Quando si risvegliò?
"Verso le cinque del mattino aprii gli occhi per qualche secondo, ma non ero molto presente a me stessa. Avevo il pigiama addosso ed ero distesa sul letto con lui accanto che aveva i pantaloni sbottonati. Gli chiesi cosa ci facesse così, a casa mia, a quell'ora della notte".
Cosa le rispose?
"Disse che era rimasto lì perché temeva non stessi bene e non voleva lasciarmi sola. Poi non ricordo altro perché mi addormentai di nuovo".
E poi?
"La mattina mi svegliai con uno strano malessere, facevo fatica a essere lucida e stare in piedi. Decisi di recarmi dal mio medico, feci la strada a zig zag rischiando anche di andare a sbattere con l'auto. Quando il dottore mi visitò capì subito che c'era qualcosa che non andava e mi sollecitò ad andare immediatamente al pronto soccorso".
Cosa emerse dagli accertamenti ospedalieri?
"Che c'erano tracce notevoli di benzodiazepine nel sangue. Se avessi avuto una patologia seria, cardiaca o di altro tipo, avrei potuto morire. Fu il momento in cui realizzai cosa era successo e decisi di denunciare Manuali".
A lui raccontò qualcosa?
"Il giorno dopo mi scrisse un messaggio per chiedermi come stavo. Gli risposi dicendo che ero stata male e gli chiesi cosa mi avesse fatto. Lui ribattè che stavo male forse 'per via di un batterio'. Da quel momento non l'ho né più visto né sentito".
Dove ha trovato il coraggio di denunciare?
"Anzitutto l'ho fatto per mia figlia, perché temevo potesse succedere anche a lei. E poi per dare forza, spero, a tutte quelle donne che hanno paura o provano vergogna a denunciare episodi analoghi".
Lei ha provato vergogna?
"In un certo senso sì, ma poi ho capito che non ho responsabilità per quello che è successo. Non è mai colpa delle vittime".
Ora come sta?
"Sto meglio ma chiaramente ci vorrà del tempo per metabolizzare il trauma. Sto seguendo un percorso di psicoterapia e ringrazio davvero di cuore la squadra mobile del commissariato Flaminio Nuovo per la vicinanza. Oltre ad essere dei poliziotti eccezionali, sono anche delle persone di gran cuore. Ogni tanto mi chiamano per sapere come mi sento, sono meravigliosi".
Manuali è agli arresti domiciliari. Cosa si aspetta adesso?
"Spero che venga fatta presto giustizia, affinché altre donne non debbano mai più subire quello che è successo a me".
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