13enne stuprata si suicida, niente processo dopo 5 anni Il papà: "Traditi dallo Stato"

Carmela si suicidò nel 2007 perché era stata violentata e nessuno le credeva. Il dolore del papà: "Quanti secoli vi occorrono per celebrare finalmente questi maledetti processi?

13enne stuprata si suicida, niente processo dopo 5 anni Il papà: "Traditi dallo Stato"

"Stato, istituzioni, giustizia, ministri... dove siete? Quanti secoli vi occorrono per celebrare finalmente questi maledetti processi?". L'urlo di dolore è di Alfonso Frassanito, padre di Carmela, la 13enne che si tolse la vita il 15 aprile del 2007, lanciandosi dal balcone di un palazzo del rione Paolo VI di Taranto, perché era stata violentata e nessuno le credeva.

In una lettera aperta alle istituzioni l'uomo ricorda che il processo a carico di tre maggiorenni accusati di aver stuprato la ragazzina si trascina "stancamente e sono state celebrate solo quattro udienze, mentre due giovani (all’epoca dei fatti minorenni) hanno evitato la condanna, nonostante la confessione, con il riconoscimento della 'messa alla prova'". Oggi, scrive Frassanito, presidente dell’associazione "Io so Carmela", ricorre "il quinto vergognoso anniversario senza giustizia per Carmela, figlia, suo malgrado, di questo paese ipocrita e incivile, che con il suo silenzio e la sua indifferenza si rende complice di queste atrocità". "Ogni martedì, in quello stesso tribunale di Taranto - ricorda Frassanito - che per il processo contro gli stupratori di Carmela di udienze 'riesce' a farne solo una ogni sei mesi si svolgono le udienze per il delitto, altrettanto vergognoso della piccola Sarah Scazzi".

"Sembra di essere a Hollywood, telecamere dappertutto, imputati divenuti vip e calca di curiosi - dice Frassanito - disposti a perdere giornate di lavoro pur di apparire davanti alle telecamere".

Ma dove sono, sottolinea Frassanito nella lettera aperta alle istituzioni, "quando la giustizia la si chiede per Carmela e per altre vittime come lei? Basta - conclude l’uomo - con l’eccessivo garantismo nei confronti di chi stupra e ammazza (anche e soprattutto quando ad uccidere è lo stesso Stato) calpestando invece sempre e comunque i diritti delle vittime".

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