14enni stuprate, il gip inchioda i rom: "Feroci e senza scrupoli"

Il gip sui due rom che hanno stuprato le 14enni romane: "Violenze premeditate". E avverte: "C'è il rischio di reiterazione del reato"

14enni stuprate, il gip inchioda i rom: "Feroci e senza scrupoli"

È "una violenza premeditata" quella compiuta dai due nomadi bosniaci che il 10 maggio scorso hanno stuprato due 14enni romane. Prima le hanno minacciate di morte, poi le hanno legate a una grata con le manette, infine le hanno violentate in una zona boschiva in zona Collatina. Nel provvedimento cautelare il gip Costantino De Robbio inchioda Mario Seferovic, accusato di essere l'autore materiale delle violenze, e Maikon Bilomante Halilovic, accusato di aver fatto da palo. Li accusa entrambi di "violenza sessuale di gruppo continuata e sequestro di persona continuato".

Uno stupro premeditato

A svolgere le indagini i Carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza e della compagnia di Montesacro. "La scelta del luogo (dove sono state commesse le violenze, ndr) è un primo importante elemento che dimostra la premeditazione del delitto - si legge nell'ordinanza - così come l'utilizzo di manette che il reo aveva portato con sé con l'inequivocabile intento di farne uso per legare le vittime ed impedire loro di fuggire durante lo stupro programmato. Il ricorso ad un complice demandato a sorvegliare l'accesso al vicolo per consentire la violenza carnale senza timore di essere interrotti ed aumentare il metus (timore, ndr) nelle vittime aggrava ulteriormente un fatto già di per sé estremamente allarmante". Secondo il gip De Robbio, non ci sono dubbi in merito alla corretta individuazione dei due indagati cui si è giunti dopo la denuncia presentata il 9 giugno dai genitori di una delle due minori. Non solo. Sulla "scorta degli elementi raccolti non vi sono dubbi sulla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza dei due indagati". Stando a quanto ricostruito, poi, Mario Seferovic avrebbe anche "minacciato di morte le due ragazze se avessero raccontato a qualcuno lo stupro subito", cercando anche di contattare la madre di una delle due ragazze "per convincerla a far uscire la ragazza con lui nonostante il suo rifiuto".

Persone feroci e senza scrupoli

In un passaggio delle cinque pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, il gip Costantino De Robbio spiega che "le violenze sono state ideate e portate a termine sono sintomatiche di estrema freddezza e determinazione". Non solo. Il magistrato parla anche di "assoluta mancanza di scrupoli e a non comune ferocia verso le vittime degli abusi, ciò che induce a ritenere che possa trattarsi di casi non isolati ma destinati a ripetersi in coerenza con una personalità incline alla sopraffazione ed al brutale soddisfacimento di istinti di violenza, sicuramente valutabili come indice di sussistenza del pericolo di reiterazione del delitto". A svolgere le indagini i Carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza e della compagnia di Montesacro. "Allo stesso modo le minacce rivolte alle minori perché non rivelassero lo stupro e il tentativo di Mario Seferovic di contattare la madre di una delle due ragazze - scrive il gip - forse anche per appurare se le vittime avessero rispettato la consegna del silenzio, inducono a ritenere sussistente altresì il pericolo di inquinamento probatorio".

I genitori nella denuncia hanno riferito di aver saputo dalla figlia che qualche tempo prima aveva conosciuto tramite Facebook un ragazzo che aveva il nickname "Alessio il sinto" (guarda la gallery) e che questi dopo aver avuto una corrispondenza telematica con la ragazza le aveva dato appuntamento per un incontro. Durante questo incontro, a cui la minore è andata con l'amica, il nomade "le aveva costrette ad andare in un terreno nascosto alla vista dei passanti ove aveva abusato sessualmente di loro mentre un amico faceva da palo, dopo averle legate a un recinto con delle manette per impedire loro di allontanarsi". Questa versione è, poi, stata confermata anche dall'altra minore.

Mario Seferovic era poi stato identificato anche grazie a cinque fotografie stampate da un genitore dalla pagina Facebook "Alessio il Sinto" (guarda il video). Il giovane era già noto ai militari in quanto pregiudicato per delitti contro il patrimonio.

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