È polemica per la decisione di un pm di Milano che ha chiesto una condanna 3 mesi di carcere e 206 euro di sanzione per due militanti di estrema destra che hanno fatto il saluto romano durante la commemorazione a Milano di Sergio Ramelli, Enrico Pedovi e Carlo Borsani nell'aprile 2014.
I due, Marco Clemente e Matteo Ardolino, hanno scelto il rito abbreviato e sono accusati di apologia del fascismo. Per quell'episodio sono indagati altre otto persone, tra cui l’ex consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Roberta Capotosti, il cantante Federico "Skoll" Goglio e militanti di Forza Nuova e Casa Pound, per cui il pm ha richiesto il rinvio a giudizio.
La Capotosti è difesa da Ignazio La Russa che ha sostenuto come il rito del Presente sia "di origine militare e la sua paternità di certo non appartiene al regime fascista: per la sua
suggestiva significatività è da sempre officiato in ogni parte del mondo nelle più varie cerimonie ufficiali di commemorazione dei caduti". "Roberta Capotosti ha sollevato il braccio in sintonia con la parola presente nella stessa maniera con cui viene alzato dai militari durante la cerimonia del giuramento, che mai nessuno ha ipotizzato come apologia del fascismo", scrive La Russa in un memoriale depositato nel corso dell’udienza preliminare, "Appare evidente a chiunque la sostanziale differenza rispetto a fattispecie in cui il gesto del saluto con il braccio destro proteso in avanti risulti realizzato in contesti e ambiti che lascino intravedere che la finalità sia la volontaria ostentazione di simboli e gesti del disciolto partito fascista".
A sostegno della sua tesi l'ex ministro ha allegato una fotografia del manifesto della visita di papa Francesco al sacrario dei Caduti a Redipuglia. "Nella recente visita di Sua Santità il Papa si è potuta vedere anche in tv la scritta presente su ognuno dei gradoni del monumentale sacrario". Per la difesa, quindi, la condotta di Roberta Capotosti "non ha rilevanza penale".
L’obiettivo dei partecipanti era infatti quello di "offrire un doveroso tributo alla memoria" di Ramelli e Pedenovi, assassinati negli anni ’70 a Milano, e Borsani, ucciso il 29 aprile 1945. "La croce celtica è un simbolo non riconducibile alla simbologia fascista alla quale erroneamente è stato a volte avvicinato solo dopo la fine del fascismo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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