Gli 80 milioni (mai confermati) forse usati per pagare i riscatti

Indiscrezioni e rivelazioni dubbie. I misteri sui presunti riscatti pagati dall'Italia per il rilascio dei connazionali rapiti

Gli 80 milioni (mai confermati) forse usati per pagare i riscatti

Ammonterebbe a circa 80 milioni di euro la cifra complessiva mai confermata usata per liberare gli ostaggi italiani che, dal 2004 ad oggi, sono stati rapiti in diversi Paesi del mondo, da Iraq e Siria, a Somalia e Libia. La somma dei riscatti non è mai stata ufficializzata, in nessun caso di rapimento, ma è il risultato di indiscrezioni stampa e rivelazioni raccolte da AdnKronos.

Sembra che il governo italiano abbia pagato 4 milioni di euro per riportare a casa Simona Torretta e Simona Pari, sequestrate in Iraq a settembre del 2004 e rilasciate 20 giorni dopo. L'anno dopo, per liberare la giornalista Giuliana Sgrena, che venne rapita e rilasciata nel 2005, invece, sarebbero stati pagati 5 o 6 milioni di euro. Nel 2006 sorsero polemiche per il presunto riscatto per Gabriele Torsello, che rimase 23 giorni nelle mani dei suoi rapitori. Lo stesso Torsello smentì le notizie relative al pagamento del riscatto, ma il fondatore di Emergency confermò ai magistrati che vennero dati ai rapitori circa 2 milioni di dollari. AdnKronos ricorda anche che, successivamente, il pagamento venne confermato anche dall'ex capo dello Stato, Francesco Cossiga: in un'intervista dichiarò che i soldi "sono stati pagati", ma forse anche restituiti all'Italia dalla Gran Bretagna, visto che Torsello viveva "da lungo tempo in Gran Bretagna". Lo stesso anno venne rapito in Afghanistan il giornalista Daniele Mastrogiacomo: tre anni dopo, la Stampa parlò di un riscatto, senza che la notizia venne smentita dal governo.

Nel 2008 fu la volta dei cooperanti Giuliano Paganini e Jolanda Occhipinti, rapiti vicino a Mogadiscio. Secondo fonti somale, per il rilascio dei due italiani vennero pagati 700mila dollari, mentre altre fonti parlarono di 100mila dollari. Entrambe le notizie vennero però smentite dalla Farnesina. Nel 2011 vennero sequestrati e poi rilasciati Francesco Azzarà e, successivamente, la petroliera "Savina Caylyn", che ospitava a bordo 5 membri dell'equipaggio. In entrambi i casi, la Farnesina dichiarò che non venne pagato alcuni riscatto, ma nel caso della petroliera, alcuni fonti somale avrebbero parlato di 11,5 milioni di euro. Nello stesso anno venne portato a termine anche il rilascio del mercantile italiano "Rosalia D'Amato", a bordo del quale c'erano sei italiani e 16 filippini, sequestrato al largo delle coste dell'Oman. Anche in quel caso venne negato il pagamento del riscatto.

Quattro milioni dollari, invece, potrebbero essere stati dati ai rapitori dell'inviato della Stampa, Domenico Quirico, sequestrato in Siria nel 2013. A gettare dubbi sul pagamento di un riscatto sarebbe stato, in quel caso, il negoziatore che si occupò del rapimento: la rivista Foreign Policy riportò la testimonianza del membro della Coalizione nazionale siriana a Istanbul, che ammise di essere presente al momento della consegna del denaro. Un milione a testa potrebbe essere stata la somma pagata per il rilascio di Marco Vallisa e Gianluca Salviato, due tecnici scomparsi in Libia. Come aveva riferito anche il Giornale.it, invece, sarebbero stati 11 i milioni pagati per il rilascio di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rapite in Siria nel luglio 2014 e liberate nel gennaio 2015. L'allora ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, commentò: "Sul presunto riscatto pagato per il rilascio delle due cooperanti italiane, ho letto riferimenti ed indiscrezioni prive di reale fondamento".

Secondo quanto ricostruisce AdnKronos, di presunto riscatto si è parlato anche per il rilascio di altri tre italiani rapiti. Si tratta dell'imprenditore Sergio Zanotti, scomparso durante un viaggio in Turchia e liberato nel 2019, dopo tre anni di prigionia. Sarebbe stata la stessa vittima a dichiarare: "Se non fosse stato pagato un riscatto non sarei qui". Sospetti anche su una presunta somma di denaro data ai rapitori di Alessandro Sandrini, il 34enne bresciano sequestrato nell'ottobre 2016 e rilasciato tre anni dopo.

Gli ultimi due casi, i più recenti, si riferiscono al ritorno a casa del 31enne Luca Tacchetto, rapito nel 2018 in Burkina Faso insieme all'amica Edith Blais e, infine, a quello di Silvia Romano, la cooperante 24enne, liberata pochi giorni fa, dopo quasi due anni di prigionia.

Si tratta, in tutti i casi, di

somme di denaro sempre smentite con forza o mai confermate dal governo italiano, frutto soltanto di indiscrezioni e rivelazioni effettuate anche da fonti che si sono rivolte alla stampa.

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