"Più accoglienti con migranti e persone LGBT". Ecco le richieste dalle diocesi italiane

È stata pubblicata la Sintesi nazionale della fase diocesana del Sinodo 2021-2023 voluto da Papa Francesco

"Più accoglienti con migranti e persone LGBT". Ecco le richieste dalle diocesi italiane
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Una Chiesa più accogliente con persone Lgbtqi+ e migranti. Queste sono alcune delle richieste avanzate nella Sintesi nazionale della fase diocesana del Sinodo 2021-2023 consegnata ad inizio settimana alla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi presieduta dal cardinale Mario Grech. Ma anche più impegno per ridurre i divari generazionali tra giovani e anziani, lotta alle disuguaglianze sociali acuite dalla pandemia, vicinanza a carcerati e persone separate.

Il documento di 1500 pagine su cui hanno lavorato i 400 referenti diocesani ha riportato le opinioni e le rivendicazioni dei fedeli italiani consultati nella fase iniziale del Sinodo universale che si concluderà a Roma nell'ottobre del 2023. Ma prima di questo appuntamento, la prossima tappa sarà quella del confronto tra le Conferenza episcopali nazionali che partirà a settembre. "Per una Chiesa sinodale: Comunione, partecipazione e missione", questo il titolo scelto da Papa Francesco per il Sinodo che si svolge per la prima volta con queste modalità in virtù della costituzione apostolica Episcopalis communio del 2018.

L'intento era quello di aprire una consultazione del popolo di Dio dal basso, ma non tutto è andato secondo le previsioni. Il coinvolgimento di laici e religiosi, in effetti, deve essere stato inferiore alle aspettative se monsignor Lucio Adrian Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione vaticana, ha sentito il bisogno di correre ai ripari "arruolando" - come riportato da Avvenire - alcuni influencer cattolici per sollecitare contributi tra ventenni, trentenni e quarantenni tramite un questionario. Nelle domande del sondaggio, come abbiamo visto la scorsa settimana, veniva indicata anche la richiesta alla Chiesa di "assistere e accompagnare le persone LGBTQI+". Una sensibilità che ha trovato spazio anche nella Sintesi italiana laddove si è parlato di "carenze sul piano della capacità di inclusione" nei confronti delle "differenze che oggi chiedono accoglienza", tra cui vengono indicate quelle "di orientamento sessuale". E in questa chiave la richiesta di avere una "Chiesa più accessibile, più comprensibile e più attraente per i giovani e i 'lontani'" si coniuga con quella di utilizzare un "linguaggio non discriminatorio, meno improntato alla rigidità".

A proposito di rigidità, un termine spesso utilizzato da Francesco per redarguire quei membri del clero definiti "indietristi", nella Sintesi è stato evidenziato anche il bisogno di "rivedere in una prospettiva maggiormente comunitaria il tema delle funzioni e delle mansioni svolte attualmente dai presbiteri". La mancata partecipazione di una "porzione non trascurabile del clero" italiano a questa fase diocesana viene ammessa tra le righe del documento, accompagnandola con una bordata verso questi preti diffidenti nei confronti del Cammino Sinodale che non avrebbero dato prova di "sintonia tra le modalità ordinarie di esercizio del ministero episcopale e l’assunzione di uno stile pienamente sinodale, a cui il Cammino punta".

Rispetto al contenuto di analoghi documenti inviati alla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi da Francia e Spagna, le istanze presenti nella Sintesi della Cei sono decisamente più prudenti e non hanno accolto battaglie rivoluzionarie come l'ordinazione sacerdotale delle donne o il celibato facoltativo dei preti.

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