Il mondo dei talk show non sarà più come prima. Maurizio Costanzo è morto oggi, all’età di 84 anni, dopo aver passato una vita dedicata al giornalismo e alla televisione italiana. Giornalista, conduttore tv, autore e sceneggiatore, la notizia della sua scomparsa è stata data dal suo ufficio stampa.
L'infanzia e gli inizi nel mondo del giornalismo
Costanzo nasce il 28 agosto 1938 a Roma, dove frequenta il liceo classico statale Giulio Cesare, decide però di non iscriversi all’università. Inizia la sua attività giornalistica nel 1956 ed è proprio a metà degli anni ’50 che entra per la prima volta in Rai, accompagnato da Vittorio Veltroni, padre di Walter Veltroni, all’epoca dirigente della tv di Stato. “Fin dai nove anni pensavo di fare il giornalista, e mi scrivevo un giornale da solo”, rivelerà dopo aver raggiunto il successo.
A soli 14 anni, infatti, scrive a Indro Montanelli esprimendo il suo desiderio di incontrarlo. Montanelli lo incoraggia: “Io capisco che tu hai questa voglia di fare il giornalista. Se proprio vuoi farlo, comincia a farlo il prima possibile”. Costanzo lo prende in parola e inizia a collaborare con un’agenzia di stampa, la Italmondo, per passare poi a La Giustizia, il quotidiano di Giuseppe Saragat e Paese Sera. Nel 1960 diventa capo dell’ufficio romano di Grazia, il periodico edito dalla Mondadori.
“Lavoravo tantissimo, - racconterà anni dopo - facevo decine di interviste, cronaca e spettacolo, la mia cultura televisiva nasce dall’aver frequentato la tv in bianco e nero di allora, dal Musichiere a Telematch, Mario Riva, Enzo Tortora, Enza Sampò. Feci gli esami da professionista insieme a Furio Colombo”.
Il successo arriva con Bontà loro
Nel ’63 si sposa con Lori Sammartino ma il loro matrimonio dura pochissimo. Negli stessi anni si affaccia sul mondo della radio e della tv. Nel 1966 è coautore del testo della canzone Se telefonando, grande successo di Mina e l’anno successivo scopre Paolo Villaggio e inventa insieme a lui il personaggio Fracchia. Nel 1970 conduce, insieme a Dina Luce, la trasmissione radiofonica Buon pomeriggio e, in tv, nella trasmissione Bontà loro ripropone lo stesso canovaccio: tre personaggi più o meno famosi che chiacchierano tra loro. È nato il talk ed è subito un successo.
“Ettore Bernabei era convinto che a quell’ora gli italiani andassero a dormire. Non era vero. Alla prima puntata facemmo quasi 5 milioni e mezzo d’ascolto, alla seconda 13”, rivelerà. Il programma è innovativo e, perciò, desta scalpore quando Costanzo domanda all’allora ministro del Lavoro Tina Anselmi, perché non si fosse sposata. “Mi beccai una quindicina di interpellanze parlamentari” ma, nonostante questo, il presidente del Consiglio Giulio Andreotti e, poi, i comunisti Giorgio Amendola e Giancarlo Pajetta accettano di farsi intervistare. Nel 1973 sposa Flaminia Morandi che per lui aveva divorziato dal giornalista Rai Alberto Michelini e che gli dà due figli, Camilla e Saverio. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 è autore di diverse opere teatrali e nel 1978 diventa direttore de La Domenica del Corriere. L’anno successivo fonda il quotidiano L'Occhio che, però, avrà vita breve, mentre nel 1980 viene nominatore direttore di Contatto, il primo tg di una tv privata, la Pin (Primarete Indipendente) edita da Rizzoli.
Maurizio Costanzo travolto dallo scandalo P2
Il 1981 è, invece, l’anno peggiore per Costanzo che viene travolto dallo scandalo P2. Il suo nome viene trovato tra quelli degli iscritti alla loggia massonica di Licio Gelli che lui aveva intervistato qualche tempo prima per il Corriere della Sera. Dopo un’iniziale smentita, Costanzo decide di vuotare il sacco davanti a Giampaolo Pansa che all’epoca conduceva un programma per l’emittente privata Uomo tv. “Butta via tutte le domande che hai preparato. Adesso confesso”, disse. Da quel momento Costanzo viene ostracizzato dal mondo televisivo nazionale ma, in suo soccorso arriva l’editore sardo Niki Grauso che lo fa lavorare per la sua Videolina.
L'era del Maurizio Costanzo show
Costanzo rinasce professionalmente il 14 settembre 1982, quando su Rete 4 va in onda la prima puntata del Maurizio Costanzo Show, trasmesso prima dal Sistina e poi dal Parioli. “Fu Garinei a suggerirmi di trasferire la trasmissione in teatro, io peraltro l’ho sempre vissuta come un evento teatrale, con personaggi che si scontrano o si amano, eccetera”, racconterà. Il programma nel 1986 passa su Canale 5 e viene trasmesso ininterrottamente fino al 2004 e diventando il più longevo della tivù italiana. Dal 2007 al 2009 ritorna in onda, sempre su Canale 5 e, poi nel biennio 2015-2016 va su Rete4, ma l’anno successivo c’è un ennesimo passaggio alla rete ammiraglia Mediaset. “Condurre un talk show – spiegava Costanzo -vuol dire fare tanti mestieri insieme. Bisogna essere un po’ uomini di spettacolo, percepire la platea e le sue tensioni, avere il ritmo. Bisogna essere padroni di casa, ravvivare la conversazione che langue, incoraggiare l’ospite timido, ridurre a miti consigli il presuntuoso. Bisogna essere giornalisti, cioè saper fare le domande e avere la curiosità tipica dei giornalisti per i personaggi, per i casi”.
Costanzo, dal punto di vista sentimentale, tra il 1983 e il 1986 convive con Simona Izzo, mentre nel 1989 sposa la conduttrice tv Marta Flavi dalla quale divorzia nel 1994. "L’unica donna che dopo il divorzio non ho più avuto voglia di salutare”, confiderà Costanzo.
Costanzo nel mirino della mafia e gli ultimi anni della sua vita
Nei primi anni ’90 Costanzo si espone in prima persona conducendo molti speciali sulla mafia anche in collegamento con Michele Santoro. Il 14 maggio 1993 esplode a Roma un'autobomba al passaggio della macchina di Maurizio Costanzo, che in trasmissione aveva augurato il cancro ai boss responsabili degli omicidi dei magistrati Falcone e Borsellino. Da sempre schierato a sinistra, non ha mai avuto problemi col suo editore, nemmeno quando Berlusconi fonda Forza Italia. ‘Non penso di votarti, ma sarò corretto nei tuoi confronti, se tu lo sarai nei miei’. Così è stato” dichiarerà alcuni anni dopo. Nel 1995 sposa Maria De Filippi che aveva conosciuto sei anni prima e che, in breve tempo, diventa una colonna portante di Canale 5.
Tra il ’97 e il ’99 è direttore di Canale 5 e negli anni ’99-2002 è presidente di Mediatrade. Nel 2007 assume l’incarico di direttore artistico del Teatro Brancaccio di Roma che mantiene fino al 2010, quando si dimette in polemica con i tagli del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Conduce per vari anni Buona Domenica prima di approdare su Sky nel 2007 e ritornare in Rai nel 2009. Qui prima conduce Palco e retropalco e, poi, Bontà sua, titolo che rievoca la storica trasmissione con cui aveva avuto successo 25 anni prima.
Stavolta, però, anche se conduce vari programmi in pochi anni, fa flop sulla tivù di Stato e nel 2012 assume, per un breve periodo, il ruolo di direttore editoriale di Vero TV. Negli ultimi anni della sua vita si divide tra Rai e Mediaset proseguendo, fino all’ultimo, quello che gli riusciva meglio: condurre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.