È finito con una condanna per lesioni personali e violenza privata il processo a carico di Claudio D'Alessio, figlio del popolare cantautore Gigi D'Alessio, che nel 2014 era stato denunciato dalla sua colf. L'imprenditore napoletano è stato condannato a tre mesi e quindici giorni di reclusione con pena sospesa, oltre al risarcimento dei danni alla vittima (pari a 2500 euro) e al pagamento delle spese processuali.
La vicenda risale alla notte del 5 luglio 2014. Claudio D'Alessio e la sua compagna dell'epoca, Nicole Minetti, hanno un'accesa discussione nell'appartamento del 34enne situato nel quartiere dei Parioli. I toni sono alti e richiamano l'attenzione della donna di servizio, Halyna Levkova, 40 anni di origini ucraine, che si trova nella sua stanza al piano superiore. La domestica lamenta di non riuscire a dormire per colpa delle grida della coppia e chiede ai due di calmarsi. Le sue parole, però, sortiscono l'effetto contrario. La colf viene sbattuta fuori di casa in pigiama nel cuore della notte e scatta la denuncia.
Halyna Levkova accusa il figlio di Gigi D'Alessio di avere provato "a lanciarle una sedia" contro e di averla messa alla porta "strattonandola e sbattendola al muro" dopo avere chiesto l'ultimo stipendio prima di essere cacciata in malo modo. Nella colluttazione la donna avrebbe riportato "ematomi, cervicoalgia e stati d'ansia, lesioni guaribili in dieci giorni", si legge nel capo d'imputazione. Accuse che il giudice monocratico Marco Marocchi ha ritenuto plausibili condannando Claudio D'Alessio a tre mesi e quindici giorni di reclusione con pena sospesa e al pagamento delle spese processuali sostenute dalla donna e a un risarcimento di 2500 euro. Una somma nettamente inferiore alla richiesta avanzata dalla parte civile, che chiedeva un risarcimento di 100mila euro.
Il pubblico ministero Raimondo Orrù aveva chiesto una pena di nove mesi, ma la Corte ha respinto la richiesta e ridotto a poche migliaia di euro il risarcimento. Amareggiato Claudio D'Alessio, che subito dopo la sentenza ha dichiarato: "Pago il prezzo di avere questo cognome. Se avessi fatto veramente qualcosa alla mia colf lo avrei ammesso ma non è successo nulla di tutto questo. Gli anni di udienze, e il peso mediatico che hanno avuto, mi hanno solo danneggiato a livello lavorativo. Io sono una persona per bene".
Poche ore dopo, su Instagram, il 34enne si è sfogato, lamentando un accanimento nei suoi confronti a causa del suo cognome: "Ho perso il primo grado di un processo basato su un livido dietro ad un braccio con una prognosi di 3 giorni, ripeto di 3 giorni… diagnosticato a distanza di 48 h dai presunti fatti più di 7 anni fa. Avrei gradito che la cosa finisse oggi ed evitare il solito circo mediatico e banali commenti, purtroppo non è stato così, mi toccherà aspettare ancora alcuni mesi". Parole che hanno trovato l'appoggio anche del padre, Gigi D'Alessio, che sotto al post ha commentato: "La tua sensibilità ed il tuo animo gentile, ti hanno accompagnato fin da bambino. Io so chi sei….Ed è per questo che sono ancora più fiero di te".
Gli avvocati di D'Alessio
- che hanno sempre parlato di una "messa in scena per motivi economici" da parte della domestica - sono pronti a ricorrere in Appello non appena saranno rese note le motivazioni del giudice.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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