Agguato a Musy Due sospettati

Pronto anche un identikit: testimoni lo avrebbero notato vicino alla casa della vittima. Le piste: un’ex dipendente arrabbiata e le cause sui bond

Agguato a Musy Due sospettati

nostro inviato a Torino

Un cerchio che si stringe attorno a due persone. Ci sono delle impronte, lasciate sul citofono, giudicate «interessanti» dagli investigatori, c'è un identikit e ci sono anche le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona. Tante telecamere. Perché il centro storico di Torino dove abita Alberto Musy è zeppo di telecamere, da quelle della viabilità a quelle di sicurezza di uffici privati e pubblici. Tasselli per un puzzle da completare ma, forse, meno complicato di quanto si potesse immaginare subito dopo l'agguato. Quindi? Quindi potrebbe già essere imminente la cattura dell'uomo che, avant'ieri mattina, ha teso il feroce agguato al consigliere Udc, scaricandogli addosso sei colpi di pistola che l'hanno gravemente ferito.

Offrono indicazioni preziose quelle telecamere. Hanno inquadrato un uomo corpulento di circa 40 anni, per la verità piuttosto impacciato, con in testa un casco integrale bianco e addosso un impermeabile nero, che si aggira in via Barbaroux, davanti alla casa dell'avvocato, prima e dopo l'agguato. Ma hanno offerto contributi altrettanto importanti, anche alcuni testimoni che, tra le 7,45 e le 8,20, di mercoledì mattina e cioè, prima e dopo l'agguato, hanno visto quello stesso uomo del casco, al mercato di corso Palestro, non lontano da via Barbaroux ma, soprattutto, non lontano dalla scuola dove Musy aveva appena accompagnato le sue bambine. Una ricostruzione che confermerebbe le parole che, prima di perdere conoscenza, l'avvocato è riuscito a sussurrare alla moglie Angelica, che si era precipitata a soccorrerlo: «Mi hanno seguito». Due sospettati, dunque, entrambi con buoni possibili motivi di risentimento, entrambi legati alla sfera professionale di Musy. Esclusa fin dai primi momenti la pista politica, gli investigatori stanno mettendo al setaccio lo studio legale che Musy condivide con la sorella Antonella e con altri associati e che prevalentemente si occupa di cause del lavoro e di fallimenti.

In più di un sopralluogo nello studio, gli investigatori hanno sequestrato numerosi fascicoli tra cui uno che riguarderebbe un caso di mobbing. Una storia all'apparenza marginale legata a un ex dipendente dello studio, raccontata da un sindacalista agli inquirenti: «Quella dipendente si sentiva mobbizzata, ma a mio parare, era un po' troppo esagitata. Ricordo che è venuta a raccontarmi il suo caso a settembre. E alla fine, mi ha detto questa frase: «Vorrà dire che sarà mio marito a dovermi fare giustizia».

Ma un altro dossier sotto esame riguarda l'assistenza legale che Musy avrebbe fornito a grandi banche impegnate in vertenze sindacali e a quelle prese di mira da associazioni come quella costituite tempo fa dai possessori di bond argentini. Se è vero che si stanno passando in rassegna le amicizie e il giro di conoscenze del consigliere Udc che l'anno scorso si era candidato sindaco a Torino, è anche vero che, alla inevitabile domanda che gli investigatori le hanno posto, la moglie di Musy, Angelica D'Auvare, ha risposto sicura e ferma nelle sue convinzioni: «Non ci sono ombre nella vita di mio marito, non aveva nemici e non aveva certo una relazione». Alberto Musy, è un dato di fatto, non aveva mai ricevuto minacce. La sua collaborazione a fianco dell'attuale ministro del Lavoro Elsa Fornero risale a tanto tempo fa, né la sua presa di posizione a favore della Tav è stata caratterizzata da gesti eclatanti tali da giustificare una ritorsione. Sottoposto mercoledì ad un delicato intervento per l'asportazione di un ematoma cerebrale Alberto Musy resta in pericolo di vita.

Lo ha confermato ieri, Mario Illengo, responsabile della Neurorianimazione delle Molinette dove l'avvocato è ricoverato in prognosi riservata e mantenuto in coma farmacologico.

«Non si esclude alcuna evoluzione né in meglio né in peggio - ha dichiarato il medico- quindi se mi si chiede se il paziente è in pericolo di vita la risposta è si. Qualsiasi ipotesi sulla prognosi è aleatoria e l'evoluzione del quadro clinico richiede alcuni giorni per dare indicazioni più precise».

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