Aida, Verdi nel mirino del politicamente corretto

Il soprano americano Tamara Wilson, che interpreta Aida all'Arena di Verona - la sua ultima apparizione è prevista per domenica - ha annunciato di non voler essere truccata di nero. E scoppia il caso

Aida, Verdi nel mirino del politicamente corretto

L'ideologia del politicamente corretto non risparmia nessuno: cartoni animati, serie tv, videogiochi, musica, film e ora anche un capolavoro come l'Aida, l'opera in quattro atti di Giuseppe Verdi, basata sul libretto di Antonio Ghislanzoni. A mettere in discussione Verdi è il soprano americano Tamara Wilson, che su twitter annuncia: "Non voglio essere un ingranaggio in un meccanismo di razzismo istituzionalizzato". Il soprano non vuole truccarsi di nero perché a suo dire questo offenderebbe le persone di colore. Come riporta La Stampa, il diktat della primadonna diventa un problema per l'Arena di Verona, dove Wilson è scritturata per tre recite dell'opera nella parte di Aida. Due le ha già cantate, il 21 e il 24, mentre l'ultima data è in programma domenica. "Ho vinto una battaglia, ma non la guerra" scrive su twitter, facendo intendere che non sarà facile farle cambiare idea.

La Wilson, sottolinea L'Arena, motiva il suo gesto con una protesta contro lo scarso impiego di persone di colore nel mondo della lirica. "Capisco che in molti non saranno d'accordo, ma devo convivere con me stessa". Ieri raccontava sempre su Instagram che ha "ottenuto" di venir truccata con una gradazione più chiara durante lo spettacolo dell'altra sera. "Spero che la mia voce serva ad aprire un dibattito" aggiunge, anche se molti le fanno notare che "sta ridicolizzando la lotta contro il razzismo". Secondo Tamara Wilson mettere in scena Aida com'è sempre stata rappresentata - cioè nera - è razzismo.

La sua protesta, tuttavia, appare più come un capriccio figlio dell'ideologia politically correct che tanto è ora in voga fra i liberal americani e che porta all'ennesimo cortocircuito. Come disse pochi anni fa il cineasta Mel Brooks a proposito del politically correct che stava rovinando la commedia, il "politicamente corretto è la morte della comicità. Non ferire i sentimenti delle varie etnie è giusto, ma questo atteggiamento non fa bene alla nostra arte. La commedia si muove su una linea molto sottile, si assume dei rischi: è come un piccolo elfo che sussurra nelle orecchie del re, raccontando sempre la verità sulla natura umana". Lo stesso vale per tutte le forme artistiche, Giuseppe Verdi compreso.

Nell'opera di Verdi, durante una spedizione militare contro l’Etiopia, i soldati egizi catturano la principessa Aida. Ignorando la sua vera identità, la portano a Menfi e la mettono in schiavitù. Suo padre – il Re di Etiopia Amonasro – organizza un’incursione per liberarla e ricondurla a casa. Non sa che sua figlia si è innamorata del giovane condottiero Radamès, il quale ricambia questo suo sentimento. Come nota Alberto Mattioli su La Stampa, il messaggio di Verdi è tutt'altro che razzista perché il bianco Radamès s' innamora della nera Aida e muore con lei. Razzista, semmai, fu quel censore ottocentesco che per una ripresa fiorentina dell'Otello (quello di Rossini, però), scrisse sul libretto che il moro sarebbe stato bianco, perché altrimenti sarebbe risultato incomprensibile che una leggiadra fanciulla, di buona famiglia e in tutti i sensi candida come Desdemona potesse innamorarsene.

Insomma, uno potrebbe tranquillamente obiettare che sarebbe ben più "razzista" rappresentare Aida

bianca poiché potrebbe sembrare una sorta di censura del personaggio originale (che è nero). La questione si può risolvere facilmente, mettendo in scena Aida com' è sempre stata. Che rimane la scelta più rispettosa di tutte.

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