Sul tema immigrazione e malattie, in questo caso l’Aids, torna il professor Fernando Aiuti, un luminare che da anni combatte contro la sopracitata patologia che interessa il sistema immunitario.
A distanza di pochi giorni dall’intervento del virologo Roberto Burioni, il quale sul sito Medical Facts asseriva che “siamo noi italiani a trasmettere batteri agli immigrati”, ecco arrivare una tesi in netto contrasto.
L’immunologo Aiuti, fondatore e presidente onorario dell’Anlaids – Onlus che ha come obiettivo la lotta contro la sindrome da immunodeficienza acquisita – è infatti intervenuto in occasione della giornata mondiale contro l’Aids (1 dicembre), ed il quadro da lui riportato differisce da quanto dichiarato dal collega. Intervistato da Adnkronos, il professore inizia col lanciare un allarme: ad oggi si parla troppo poco della malattia, e si fa ancor meno prevenzione. “I giovani non ne sanno nulla e da anni sono scomparse le campagne istituzionali di prevenzione. Ma se, per fortuna, grazie ai farmaci sono diminuiti i morti, l’Aids colpisce ancora, con 3.500 nuove infezioni all’anno. Per questo servono campagne per invitare tutti a fare il test Hiv.”, ha affermato, come riportato da “Il Secolo d’Italia”.
Ed è proprio parlando di prevenzione che Aiuti rivolge la propria attenzione ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale. In particolare, gli irregolari ed i clandestini, dei quali si conosce poco o nulla. “Anche se molti non vogliono riconoscerlo, rappresentano un nuovo focolaio della malattia”.
Il test Hiv deve quindi essere esteso proprio agli extracomunitari, che potrebbero contribuire alla diffusione del virus. Nel lanciare l’allarme, l’immunologo si rifà a dati certi, citando le più recenti indagini del Centro operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità: ben il 34,3 % delle nuove infezioni contratte riguardano gli stranieri. “Un dato aumentato di 8 volte in cinque anni”, spiega Aiuti. “Abbiamo il dovere di fare campagne di prevenzione mirate anche agli extracomunitari, che nel 70-80% dei casi non sono “tracciati”, in quanto irregolari, e di cui non si sa nulla, dove sono e che fanno, trovando le modalità giuste per fare in modo che si sottopongano ai test”.
La lotta contro il virus dell’immunodeficienza umana è ancora aperta, ed i fondi messi a disposizione sono pochi, mentre
i casi, per contro, tornano ad aumentare.“Le campagne di prevenzione non esistono più, e non se ne vedono da almeno 7-8 anni. Bisogna ricominciare a parlare di Aids, a partire dalle scuole”.
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