Ali Agca al centro d'espulsione. "Mi hanno aiutato. Ora andrò a Fatima"

Il lupo grigio che sparò a Giovanni Paolo II racconta in un'intervista come è arrivato in Vaticano. E dice di essere pronto a rivelare chi lo armò. Ma non da prove

Ali Agca di fronte alla basilica di San Pietro
Ali Agca di fronte alla basilica di San Pietro

Dopo essere stato in Vaticano, dove ha depositato un mazzo di fiori sulla tomba di papa Giovanni Paolo II ed essere stato fermato dalle forze dell'ordine, Ali Agca è stato trasferito al Cie di Ponte Galeria. Qui attende di essere espulso dall'Italia, dopo avere superato i confini senza un regolare visto.

In Vaticano ci è arrivato usando "in parte l'aereo, ma poi anche l'auto" e in fine camminando. Lo ha raccontato in un'intervista a Repubblica.it, in cui sostiene di non potere aggiungere altro, ma che c'è chi lo aiutato in un viaggio chè è durato bene tre giorni. "Ma nessuno italiano".

"Ho rischiato moltissimo", chiarisce Agca, ma non ha intenzione di fermarsi e vorrebbe ora andare a Fatima, "la città della Madonna che ha annunciato il Terzo segreto, quello appunto dell'attentato al Papa" di cui sostiene di essere stato lo strumento.

Se c'è chi accusa il lupo grigio di cercare soltanto visibilità, ma lui nega e parla di "un dovere morale, umano", che sentiva da anni.

E dopo i viaggi che ha in programma vorrebbe "fare un documentario televisivo in cui tutto sarà chiarito", e intanto sostiene che ha verità da rivelare sul "ruolo della Casa bIanca, della Cia, dei Lupi grigi", fino al Cremlino e allo stesso Vaticano.

"Vorrei rimanere in Italia per qualche settimana", conclude Agca. Perché il ritorno in Turchia "potrebbe crearmi grossi problemi".

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