Alleanza di Secondigliano in ginocchio: 126 ordinanze, ma Maria Licciardi è fuggita

Gran colpo dei Carabinieri del Ros che, nella mattinata di oggi, hanno letteralmente decapitato l'alleanza camorristica che comprende i clan Contini, Licciardi e Mallardo

Alleanza di Secondigliano in ginocchio: 126 ordinanze, ma Maria Licciardi è fuggita

Gran colpo dei Carabinieri del Ros che, nella mattinata di oggi, hanno letteralmente decapitato l'alleanza camorristica che comprende i clan Contini, Licciardi e Mallardo; egemone nella periferia settentrionale di Napoli. Sono 126, in tutto, le ordinanze di custodia cautelare che hanno messo in ginocchio l'Alleanza di Secondigliano. Stando a quanto sottolineano i magistrati, i clan avevano dato vita a una concreta struttura federativa. Ogni singolo gruppo poteva godere di margini di autonomia, ma sempre seguendo una direttiva comune per quanto concerne le decisioni più importanti.

Dei 126 destinatari dell'ordinanza, 89 sono destinati al carcere; gli altri, invece, sono stati raggiunti da misure meno afflittive. Infine, per altri 33 indagati, il magistrato non ha emesso misura cautelare.

Nel cartello rivestivano un ruolo fondamentale le donne: oltre che alle tre sorelle Aieta, il ruolo di capo è stato riconosciuto anche a Rosa Di Nunno, moglie di Salvatore Botta, e Maria Licciardi. La "Signora della camorra" è riuscita, anche stavolta, a sottrarsi agli arresti. Non ci sono dubbi, in questo senso, che lei (detenuta in passato anche al regime del 41 bis), ormai, è l'ultima reggente dell'Alleanza di Secondigliano, voluta dal boss Francesco Mallardo che, fra il 2014 e il 2015, detenuto agli arresti domiciliari, ne assunse direttamente il controllo. Il magistrato, dunque, ha riconosciuto l’esistenza dell’organizzazione guidata da Mallardo, Patrizio ed Ettore Bosti e le tre sorelle Aieta, mogli di Edoardo Contini, Francesco Mallardo e Patrizio Bosti.

Storicamente, le donne, nella camorra, hanno sempre avuto un ruolo molto più influente rispetto a quanto avviene in tutte le altre mafie. Basti pensare, ad esempio, ad Anna Mazza, prima donna in assoluto a essere condannata per il reato di associazione mafiosa. Anna Mazza era vedova del capoclan di Afragola, il reggente di un impero malavitoso tra i più potenti del Meridione.

La storia del Sistema ne è piena. Tra le più note, certamente, Rosetta Cutolo, Erminia Giuliano o, appunto, Maria Licciardi. Vere e autentiche “regine” dell’illegalità, rappresentano la mente dei clan. Gli uomini, invece, sono le braccia armate.

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