Le allergie sono sempre più aggressive anche a causa del riscaldamento globale e dell’inquinamento e, al contrario di come si potrebbe pensare, i pollini vengono prodotti non soltanto in primavera ma anche in estate e in autunno. A spiegarlo è Focus, citando un articolo comparso su Vox.
A causare le allergie sono i pollini presenti nell’aria e non soltanto in primavera. La stagione primaverile porta i pollini di frassino, acero, betulla e quercia; i pollini estivi sono prodotti da vari tipi di erba, come l’erba timotea; mentre il polline di ambrosia, pianta diffusa soprattutto in Lombardia, ha il suo picco in autunno.
La stagione delle allergie si allunga sempre di più e il tasso di anidride carbonica e l’inquinamento aggravano la stagione dei pollini. La conseguenza ultima dell’aumento della concentrazione di CO2 è un maggior potere allergenico del polline. Intanto sale il numero di persone che soffrono di allergia e che possono lamentare, ad esempio, starnuti, irritazione alla gola, occhi congestionati e orticaria.
Il riscaldamento globale non fa altro che peggiorare la situazione, facendo allungare le stagioni calde e dunque il periodo di circolazione dei pollini. Anche le concentrazioni di anidride carbonica ci mettono del loro, andando a sollecitare la produzione di polline di alcune piante, come l’ambrosia.
Questo significa più semi e una produzione maggiore per l’anno successivo.Si stima un raddoppiamento nella produzione dei pollini di varie piante entro il 2050. L’auspicio è una riduzione dei gas serra prodotti dall’uomo.
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