"Non abbiamo chiamato nessuno. Noi non paghiamo". Lo ha dichiarato l'apinista capocordata rimasto bloccato per tre giorni sulle Tre Cime di Lavaredo, in Veneto.
L'uomo, originario di Barcellona, è stato recuperato insieme alla sua compagna sulla parete della Cima Ovest di Lavaredo, a 2.750 metri di quota. I due hanno rifiutato diverse volte i soccorsi, per poi decidere di salire sull'elicottero. Ora la coppia dovrà pagare un maxi conto al Suem: circa 22.500 euro, ha spiegato il Gazzettino. Ma i due hanno tuonato: "Noi non paghiamo".
"Non siamo assicurati - ha spiegato il 45enne -, ma nessuno ha richiesto l'intervento, quindi il caso è chiuso. Non abbiamo chiamato i soccorsi. Non c'era nessuna emergenza. Eravamo fermi per il maltempo, avevamo creato un bivacco e stavamo scendendo, con i nostri tempi, senza panico. Siamo alpinisti esperti. Purtroppo non c'era copertura telefonica per avvertire mia madre". Era stata proprio la donna a chiedere aiuto, non vedendo rientrare il figlio. Così è partito il primo elicottero.
L'aplinista spagnolo quindi punta i piedi spiegando di non aver chiesto alcun intervento. Ma il governatore del Veneto non ci sta. "A noi le beghe familiari non interessano e lasciamo che vengano gestite dentro la famiglia dei turisti spagnoli.
Gli operatori hanno registrato più chiamate da parte della madre e i nostri soccorsi sono intervenuti perché in questi casi sono obbligati a farlo", ha tuonato Luca Zaia.Mentre il barccio di ferro continua, molti alpinisti spagnoli hanno contattato il 45enne e la compagna per sostenerli e dare vita a una raccolta fondi per pagare il maxi conto.
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