Aiuti e bonus dal governo? Gli italiani in coda per la pasta

In fila per il pacco alimentare. Italiani sempre più poveri, chiedono una busta della spesa alla parrocchia mentre attendono invano un sostegno dallo Stato che sembra averli abbandonati

Aiuti e bonus dal governo? Gli italiani in coda per la pasta

L’Italia della ripartenza è un mare in tempesta. Dove i sogni sono annegati e gli uomini rimangono a galla aggrappati alla speranza di un ritorno alla normalità. Nessuno a tendergli la mano e la mancanza di soldi che si fa sentire come un macigno sulla schiena.

É una fila indiana che parla di disperazione quella che si protrae per qualche metro sul Viale dei Mille, a Firenze, e blocca l’ingresso della Chiesa dei Sette Santi. A un metro di distanza le une dalle altre, decine di persone attendono con pazienza il proprio turno per ricevere il pacco alimentare. Con l’emergenza sanitaria che ha fatto perdere il lavoro a migliaia di precari in tutta Italia il parroco di della chiesa fiorentina ha iniziato distribuire ai propri fedeli una busta della spesa. Una volta ogni 15 giorni. A chi non riesce ad arrivare a fine mese e senza aiuti rischia di morire di fame. “Distribuiamo beni di prima necessità. Pane, acqua, biscotti, omogenizzati a chi ha bisogno - ci spiega una volontaria della Caritas - il dispiacere è che spesso il cibo non basta per tutti e siamo costretti a mandare via le persone. La fila a volte arriva a circondare il palazzo è scioccante”.

Ore di attesa per un pacco di pasta. Per risparmiare quei pochi spiccioli che in questo momento fanno la differenza. Mentre lo Stato abbandona i cittadini che, giorno dopo giorno, vedono le promesse di un aiuto economico da parte delle istituzioni polverizzarsi nel labirinto della burocrazia c’è a chi non resta che aggrapparsi al buon cuore degli uomini di chiesa. “Facciamo carità in silenzio, senza farne un vanto”. Ci spiega il Parroco che chiede di non essere ripreso e poi aggiunge “da quando le persone hanno saputo della nostra iniziativa il numero di richieste è triplicato. Sono tanti. Le persone hanno fame e non hanno soldi e noi non riusciamo ad aiutare tutti. Non voglio che la fila aumenti ancora perché mandare via le persone senza una busta è una sofferenza per me”.

Con passo lento e capo chino gli uomini avanzano lenti verso i volontari della Caritas che li attendono all’ingresso della parrocchia. É necessario compilare un foglio con i propri dati dove viene inserito anche il nominativo dei componenti della famiglia. Due chiacchiere con il prete che cerca di strappare un sorriso a tutti nonostante la sua prima domanda di routine faccia male al cuore: “Non lavora nessuno a casa?”. I bambini per la mano sono il palliativo alla preoccupazione che troppo spesso toglie il sorriso. Giocano e ridono di gusto quando affondano il braccino nel cartone dei cioccolatini a forma di cuore.

Più passano le ore e più i contenitori iniziano a svuotarsi. Le risorse di cibo si esauriscono alla velocità della luce e con loro la speranza degli ultimi della fila di riuscire a portare qualcosa alla propria famiglia. “Ogni volta finisce tutto e decine di persone sono ancora dietro i cancelli”, ci racconta una ragazza che distribuisce i dolci confezionati alla fine del percorso.

Nessuno ha voglia di parlare, tutti chiedono di abbassare la telecamera.

Come se la loro richiesta di aiuto fosse qualcosa di cui vergognarsi. “Il lavoro è dignità, toglierlo è peccato grave”, ha detto Papa Francesco rivolto ai pellegrini riuniti in piazza San Pietro per l'udienza generale.

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