Annamaria Franzoni: "Appena torno libera, me ne vado dall'Italia"

"Ogni volta che appare il mio nome in pubblico, fa discutere. Per questo ho scelto di non parlare più: voglio essere dimenticata"

Annamaria Franzoni: "Appena torno libera, me ne vado dall'Italia"

"Appena sarò libera me ne andrò a vivere lontano, all'estero. Sarà la prima cosa che farò, qui non ci voglio più stare". Annamaria Franzoni conta i giorni che la separano dalla data di fine pena fissata a luglio 2019. E a Libero dichiara di non voler parlare con nessuno "Non per essere scortese, ma è dal 2006 che resto in silenzio, che non rilascio interviste: voglio essere dimenticata".

"Ogni volta che appare il mio nome in pubblico, fa discutere. Per questo ho scelto di non parlare più". Annamaria Franzoni, sorretta da un nucleo familiare che, confida, "è stato la mia forza, anche perché, nonostante i tanti problemi, siamo rimasti uniti e ci vogliamo bene", vuole spegnere una volta per tutte la luce dei riflettori che è accesa su di lei da 15 anni.

Il delitto di Cogne

Era la mattina del 30 gennaio 2002 quando Samuele, il figlioletto di Annamaria, di appena tre anni, fu ucciso nel lettone della villetta dei Lorenzi a Cogne, in Val d'Aosta. Il piccolo aveva il cranio fracassato. La Franzoni telefonò al 118 dicendo che suo figlio stava vomitando sangue. I medici arrivarono e trovarono Samuele con numerose ferite alla testa e alle mani. Meno di due ore più tardi il bimbo era morto.

Sei anni dopo, al termine di battaglie di periti e avvocati nei tribunali, la madre fu condannata in via definitiva per omicidio. Nel giugno 2014 Annamaria Franzoni ha lasciato il carcere bolognese della Dozza, dopo sei anni di reclusione, per scontare ai domiciliari gli ultimi anni della pena.

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