Avrebbe avvelenato e ucciso una sua paziente tramite somministrazione di potassio. Ora la prima sezione penale della Cassazione ha annullato l'assoluzione di Daniela Poggiali, ex infermiera di Lugo, nel Ravennate, accusata di omicidio volontario. La donna, secondo l'accusa, ha iniettato a Rosa Calderoni, 78 anni, del cloruro di potassio.
Poggiali era stata condannata a marzo del 2016 all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Ravenna, ma la Corte d'Assise d'Appello di Bologna, un anno fa, in seguito a una perizia, l'aveva assolta "perché il fatto non sussiste".
Durante l'udienza di martedì, il procuratore generale Mariella De Masellis - affermando che l'infermiera agiva in modo "sconcertante e senza pietà, manipolando i degenti e somministrando farmaci a piacimento" - ha domandato alla Suprema Corte di accogliere il ricorso e annullare l'assoluzione. Richiesta poi accolta dalla prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Antonella Mazzei.
"Sono serena, la verità prima o poi emergerà". Ha reagito così all'annullamento dell'assoluzione Daniela Poggiali dopo essere stata informata telefonicamente dal suo avvocato. "È presto per esprimere una valutazione tecnico-giuridica. Ne prendiamo atto e attendiamo di leggere le motivazioni. Per il momento - ha detto invece Lorenzo Valgimigli, suo legale - siamo 'uno a uno' e andremo al nuovo processo di appello con la stessa serenità con cui abbiamo affrontato il precedente".
"L'angelo della morte"
I fatti risalgono al 2014: il 9 ottobre Poggiali, oggi 46enne, infermiera all'ospedale 'Umberto I' di Lugo, viene arrestata. L'accusa nei suoi confronti è pesantissima: secondo i pm, è stata lei ad aver causato la morte di Rosa Calderoni, 78 anni, paziente deceduta all'ospedale di Lugo qualche mese prima - l'8 aprile 2014 a poche ore dal ricovero - con un'iniezione di cloruro di potassio.
E sui giornali finiscono anche i selfie
dell'imputata con i pazienti: foto che avranno come conseguenza la radiazione dall'albo degli infermieri, decisa al termine di un procedimento disciplinare concluso nel 2017. La donna, rinominata "angelo della morte", inizialmente era sospettata di essere responsabile di 87 decessi avvenuti all'interno della struttura.
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