L’acqua è sempre rimasta potabile ma il cloro non era a norma. A portare agli arresti ed alle interdizioni le inchieste dei pubblici ministeri Giorgio Lino Bruno e Claudio Pinto della Procura di Bari. Veniva immesso ipoclorito di sodio non a norma ma la nocività non è stata letale grazie ad altre immissioni. La denuncia di un’azienda concorrente alla gara d’appalto, la Chimpex Industriale di Caivano, ha dato il via alle indagini del nucleo di Polizia economico-finanziaria della finanza del capoluogo pugliese.
Secondo la Chimpex tutte le altre ditte sarebbero state sempre escluse dalle gare con varie ipotesi ed artifizi. A finire agli arresti, pur se domiciliari, l’amministratore della società Chimica D’Agostino, Donato D’Agostino, ed il referente del laboratorio, Francesco L’Oliva. Per i quattro funzionari regionali componenti delle commissioni aggiudicatrici dei due appalti in questione, la richiesta di interdizione dalle pubbliche funzioni ed il Gip valuterà dopo i primi interrogatori. Per l’accusa, i quattro, sarebbero stati compiacenti nell’agevolare l'azienda nell’aggiudicazione degli appalti. La Chimica D’Agostino avrebbe però fornito un solvente diverso rispetto da quello previsto.
Per Giovanni Abbatista, giudice per il indagini preliminari, i reati sarebbero di frode nelle pubbliche forniture,
turbata libertà degli incanti e truffa continuata a danno dell’Acquedotto Pugliese che ne è parte lesa. Il giudice ha anche disposto il sequestro di un milione centotrentuno mila euro per Donato D’Agostino e della sua società.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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