Arance tunisine, l'allarme: 162mila chili di agrumi a rischio contagio fungo "macchia nera"

Secondo l'organizzazione agricola spagnola Asaja molte delle arance provenienti dalla Tunisia sono colpite dalla "macchia nera"

Arance tunisine, l'allarme: 162mila chili di agrumi a rischio contagio fungo "macchia nera"

Dopo il caso dell'olio tunisino che ha invaso l'Italia, conquistandone il mercato, ecco quello delle arance tunisine. Già, perché secondo l'Europhyt, l’autorità fitosanitaria dell'Unione Europea, 162mila chili di agrumi potrebbero essere stati contaminati dal fungo della "macchia nera", capace di attaccare e rovinare la buccia del frutto, rendendolo immangiabile e dunque invendibile. Motivo per il quale a marzo e aprile il diparimento ne ha intercettati diversi carichi.

A lanciare l'allarme per primo era stata l'Asaja, l’organizzazione agricola della Spagna, che aveva individuato per la prima volta la presenza del pericoloso fungo e il conseguente rischio di diffusione dalle coste nord africane a tutto il Vecchio Continente.

Al momento, per il rischio "macchia nera sono" attualmente in vigore serrati controlli alle frontiere Ue per tutti gli agrumi importanti in Europa dal Sudafrica e dal Sud America (Argentina, Brasile e Uruguay, per l'esattezza).

L'allerta mette in allarme l'Italia, visto che nel corso del 2018 – così come riporta Il Messaggero – il Belpaese ha importato 162mila chili di arance dalla Tunisia. Motivo per il quale, così come richiesto a gran voce dalla Coldiretti, è bene bloccare i traffici per evitare contagi e conseguenze disastrose per la filiera tricolore: "L'Italia non può permettersi l'invasione di altri patogeni alieni dopo che, dalla 'tristeza' degli agrumi alla Xylella fastidiosa, dalla cimice marmorata asiatica alla Drosophila suzukii il moscerino killer fino al cinipide del castagno, hanno fatto strage dei raccolti".

Inoltre, la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana avverte anche come i frutti asintomatici al momento della raccolta possano sviluppare la malattia durante il trasporto o la conservazione.

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