Arrestati 5 scafisti in Sicilia: accusati di omicidio, sevizie e stupri su migranti

Sono stati arrestati tre scafisti ad Agrigento, accusati di omicidio, sevizie e stupri su migranti, e altri due a Catania, di cui uno coinvolto nell'assassinio di un 21enne della Sierra Leone per un cappellino da baseball

Arrestati 5 scafisti in Sicilia: accusati di omicidio, sevizie e stupri su migranti

Sequestravano, seviziavano e stupravano i migranti in attesa di partire per l'Italia: tre scafisti nigeriani, sbarcati a Lampedusa il 16 aprile, sono stati arrestati dalla Polizia ad Agrigento all'alba di oggi.

L'accusa nei loro confronti è di associazione per delinquere finalizzata alla tratta ed al traffico di esseri umani, sequestro di persona a scopo di estorsione, violenza sessuale, omicidio, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Reati aggravati dalla transnazionalità del reato, dalla disponibilità di armi, dal numero di associati superiore a dieci, dall'aver agito per futili motivi, dall'aver adoperato sevizie ed agito con crudeltà, dall'aver cagionato la morte in conseguenza di altro reato.

L'inchiesta

In particolare, i tre sono accusati di avere stipato i migranti all'interno di una struttura vicino al mare, di averli minacciati anche con armi da fuoco. I migranti, minacciati con i kalashnikov, erano costretti a stare all'interno di un edificio, chiamato "Casa bianca", situato a Sabratah, in attesa di partire dalla Libia per raggiungere le coste italiane.

"Li privavano di ogni loro avere e li sottoponevano ad ogni sorta di violenza e vessazione, al fine di ottenere, da parte dei loro familiari, il versamento della somma necessaria quale prezzo della liberazione", si legge nel decreto di fermo.

Secondo i magistrati che hanno coordinato l'inchiesta, gli arrestati avrebbero "svolto le mansioni di guardiani armati (con fucili mitragliatori e pistole) della struttura sita in Sabratah ed utilizzata dal sodalizio per il concentramento di centinaia di migranti che venivano privati della libertà personale e sottoposti ad ogni sorta di vessazione - sino a quando non effettuavano prestazioni lavorative e/o i loro familiari e/o amici non disponevano, in favore dell'associazione, il pagamento delle somme richieste per la liberazione e/o la traversata del Mediterraneo a bordo di imbarcazioni fatiscenti ed inadeguate che venivano stipate oltre le condizioni massime".

Altri arresti a Catania

Nel frattempo, altri due presunti scafisti libici sono stati arrestati a Catania: uno dei due è accusato di concorso nell'assassinio del 21enne migrante della Sierra Leone a cui uno scafista sparò perché si era rifiutato di consegnargli il suo cappellino. L'uomo è indagato per concorso in omicidio ma non sarebbe stato lui a sparare.

I due, sbarcati il 6 maggio dalla nave Phoenix insieme a 394 migranti e al cadavere del giovane ucciso, sono stati fermati da Polizia e Guardia di Finanza. Apparterrebbero a un'organizzazione di trafficanti di esseri umani.

Il fermo, disposto dalla Procura distrettuale, fa seguito alle indagini del pool di investigatori della Squadra Mobile di Catania e del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, con la collaborazione della Sezione operativa navale, sull'arrivo il 6 maggio della motonave Phoenix, dell'Ong Moas.

A bordo c'era anche il corpo del 21enne della Sierra Leone ucciso con un colpo di arma da fuoco, con cui viaggiava il fratello maggiore. Secondo alcuni testimoni sarebbe stato ucciso perché si era rifiutato di togliersi il cappellino da baseball e consegnarlo a uno scafista (GUARDA IL VIDEO).

Il pm Zuccaro

"Sono trafficanti a pieno titolo e non scafisti, uno dei quali risponde anche di concorso in omicidio - ha sottolineato il procuratore di Catania - identificati grazie alle testimonianze dei migranti a cui si è aggiunta, per la prima volta, una documentazione in immagini fornita da una Ong, la Moas, che ci ha consentito di acquisire riscontri particolarmente significativi con la possibilità di individuare uno degli autori dell'assassinio efferato di una persona che non aveva alcuna colpa particolare e che è stata uccisa a freddo in maniera assolutamente gratuita oltre che feroce".

"Questo dimostra che abbiamo a che fare con

un'organizzazione, quella dei trafficanti, non solo spietata, ma che considera i migranti meno di una merce. Perché le merci si tutelano, le persone una volta che hanno pagato, sono a perdere...", ha concluso Zuccaro.

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