Arrestati con oltre 60 chili di stupefacente, sono stati prosciolti a causa di un vuoto normativo. E si, perché la Guardia di Finanza e la procura della Repubblica hanno stretto le manette ai polsi dell’olandese Jacob Van De Steeg e del rumeno Petre Vorel Rosca, che a gennaio e febbraio del 2014 sono sbarcati a Orio, da Londra, rispettivamente con 32 e 36 chili di khat (pianta dell’Africa orientale con foglie dal principio stimolante), la legge Fini-Giovanardi era stata annullata dalla Corte Costituzionale. E lo stupefacente in questione non era definito come tale dalla legge precedente: un vuoto normativo che ieri ha portato al proscioglimento dei due, in udienza preliminare.
I due indagati per detenzione di stupefacenti, erano coinvolti in due fascicoli separati, che hanno però seguito strade parallele. Fino a ieri, quando il giudice dell’udienza preliminare Bianca Maria Bianchi non ha potuto fare a meno di constatare che proprio a febbraio del 2014 la Corte Costituzionale si era pronunciata dichiarando incostituzionale la Fini-Giovanardi (non più valida, anche con effetto retroattivo sugli otto anni precedenti in cui era stata in vigore).
Risultato? La legge in vigore, prima e dopo l’importante pronunciamento era quella del 1990, in cui il khat non era annoverato tra gli stupefacenti. Non conta il fatto che a maggio del 2014 è poi entrato in vigore un nuovo decreto del governo, che ha reintrodotto la pianta etiope tra le sostanze proibite.
Per la Corte Costituzionale è come se la Fini-Giovanardi non fosse mai esistita.Dal momento che così stavano le cose, però, il processo all’olandese e al rumeno si sarebbe potuto fermare prima di arrivare davanti al giudice.
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