Julian Assange è il cofondatore di Wikileaks, il sito specializzato nel diffondere in chiaro documenti riservati - di Stati, enti, banche e personaggi famosi - o sensibili che si procura attraverso operazioni di furto elettronico (hackeraggio) o soffiate di dipendenti infedeli.
Ricercato da diverse polizie e tribunali, prima di tutto quelli americani, Assange viveva da sette anni barricato nell'ambasciata londinese dell'Ecuador, Paese che gli aveva concesso nel 2012 asilo politico. Se come pare sarà estradato in America, rischia di passare il resto della vita in carcere, perché da quelle parti attentare alla sicurezza dello Stato è cosa assai seria (in alcuni casi prevede addirittura la pena di morte).
I Cinque Stelle, che di spioni se ne intendono, sono insorti e si è mosso persino il governo. Carlo Sibilia, sottosegretario all'Interno, ma più famoso per aver sostenuto che l'uomo non è mai stato sulla Luna, ha proposto che l'Italia gli conceda asilo e il suo collega agli Esteri, Manlio Di Stefano, ha definito l'arresto un «inaccettabile attacco alla libertà».
Noi la pensiamo diversamente, e non solo perché gli spioni non ci sono mai piaciuti. Pensiamo che nel rubare, nel tradire e nello spiare non ci sia nulla di eroico né di romantico. Ma, soprattutto, pur essendo giornalisti e quindi favorevoli alla diffusione delle notizie interessanti, crediamo che uno Stato abbia tutto il diritto di proteggere la sicurezza sua e dei sui cittadini, secretando atti la cui diffusione potrebbe rivelarsi pericolosa. Non per nulla anche le più moderne ed efficaci democrazie si riservano di consegnare i loro archivi non alla cronaca, ma alla storia, rendendoli consultabili solo dopo un certo lasso di tempo.
Il diritto alla sicurezza è superiore a quello all'essere informati. Questo vale per uno Stato, ma anche per ognuno di noi. Che, infatti, siamo protetti da leggi che tutelano la nostra vita privata su temi sensibili come, per esempio, la salute e gli orientamenti sessuali. Ognuno di noi ha i suoi «segreti di Stato», che tali devono rimanere, e persino i cattolici si confessano a Dio tramite un intermediario, il prete, tenuto al segreto anche se a conoscenza di fatti «contro legge».
Chiedere di desecretare documenti è un diritto (noi lo abbiamo appena
fatto per quelli sugli anni del terrorismo rosso), rubare no. Se non per i grillini, che allora potrebbero dare il buon esempio fornendoci spontaneamente lumi sui loro rapporti opachi con i servizi segreti interni ed esteri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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