"Sono terrorizzata dalla decisione che prenderete, aiutatemi, io ho sempre rispettato le vostre leggi". Così la ricercatrice universitaria libica Khadiga Shabbi si è appellata ai giudici, poco prima della sentenza che l'ha assolta in secondo grado a Palermo dall'accusa di avere istigato al terrorismo.
Dopo una condanna a un anno e 8 mesi, per la Shabbi una sentenza ribaltata, perché "il fatto non sussiste". La donna, che lavorava come ricercatrice all'università di Palermo, era stata arrestata perché ritenuta vicina alla causa dei terroristi. Dopo alcuni giorni in carcere era stata liberata, con la motivazione che non si riteneva avrebbe tentato di fuggire, e poi di nuovo messa messa sotto custodia, dopo il ricorso della procura.
"La pacatezza, la serenità e l'applicazione del diritto hanno trionfato sulla suggestione, i castelli di carta e le presunzioni senza prove", ha commentato l'avvocato che la difendeva, Michele Andreano, che ora chiederà un risarcimento al Viminale per il periodo di permanenza al Cie di Ponte Galeria e la carcerazione.
A maggio la Shabbi aveva ottenuto asilo
politico in quanto libica. Assolta dalla condanna di avere fatto propaganda online per organizzazioni terroristiche e di avere contatti con un certo numero di foreign fighters, ora tornerà a lavorare per l'università di Palermo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.