Baiardo smentisce il "Fatto": "Nessun rapporto dei boss con Berlusconi e Dell’Utri"

Il favoreggiatore dei capimafia Graviano smentisce il Fatto Quatidiano: "Qualcuno vuole accostare per forza il Cav alle stragi del 1993"

Baiardo smentisce il "Fatto": "Nessun rapporto dei boss con Berlusconi e Dell’Utri"

«I boss, Dell’Utri e Berlusconi?». Tutte minchiate. Letto il (suo) botta e risposta con il Fatto Quotidiano dal titolo «I Graviano, gli affari e la villa di B. in Sardegna», Salvatore Baiardo, condannato per favoreggiamento dei fratelli capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, alza il telefono per confutare gran parte dell’intervista. E lancia accuse alla Dia di Firenze che ha fatto e fa di tutto - a suo dire - per farsi dire i nomi di Dell’Utri e Berlusconi così da accostarli ai Graviano e alle stragi del ’93.

Nell’intervista fa cenno a cose delicatissime che sa sui boss Graviano, Berlusconi e Dell’Utri...
«Hanno scritto un mucchio di cazzate che io non ho detto».

Prego? E quali sarebbero?
«Quelle su Berlusconi, sulle telefonate che i Graviano facevano in mia presenza a Dell’Utri, addirittura hanno scritto che sarei il confidente di un’informativa Dia...».

Quella dove si scrive che Graviano e Dell’Utri facevano affari immobiliari insieme e che il prestanome era il noto Rapisarda?
«Appunto. So quel che dico perché i giornalisti hanno registrato l’intervista. Forzano il titolo, poi in basso nell’articolo scrivono che io non confermo di essere l’informatore. Di vero c’è che ho favorito la latitanza dei Graviano, e ho pure pagato col carcere. Non ho mai collaborato con la Dia anche se loro, ancora tre mesi fa, hanno insistito a farmi dire cose su Berlusconi e Dell’Utri che non so».

Lei fa riferimento a una villa in Sardegna, vicino quella di Berlusconi, ospiti i Graviano nell’estate del ’93. Lei sa di rapporti diretti o indiretti dei Graviano con Berlusconi e Dell’Utri?
«Assolutamente no. Mai nominati. Mai sentiti. In Sardegna i Graviano erano in vacanza, la villa sarà stata anche vicina a quella dell’ex premier, ma che c’entra? Non si conoscono. Non si sono mai visti. E invece leggendo l’intervista, e il titolo, esce il contrario».

Lei fa riferimento a imprenditori come Rapisarda e Carboni che «facevano affari». Che voleva dire? Che i Graviano erano in rapporto con loro, in rapporti con Dell’Utri?
«Macché. Ho solo fatto riferimento a quei nomi che la Dia già citava al momento del mio arresto nel ’95, ma io non sapevo e non so niente di Carboni e Rapisarda, men che meno se fossero in contatto coi Graviano. So invece cose che smentiscono il pentito Spatuzza ma a nessuno interessano».

Per questo i pm non la vogliono ascoltare?
«Anche. Ho da dire tanto pure sulla presenza dei Graviano al Nord ma niente ha a che fare con Berlusconi e Dell’Utri».

Perché invece delle interviste non si presenta ai pm?
«Gli avvocati di Graviano più volte hanno presentato istanza per farmi testimoniare ma i magistrati non lo hanno ritenuto necessario. Si fidano solo dei pentiti».

È vero che la Dia le ha offerto soldi per collaborare?
«Un miliardo e mezzo, una villa e un’attività dove volevo io».

Conferma

che era interessata solo a Berlusconi e a Dell’Utri?
«Sì. Anche recentemente gli ho detto: ma voi volete sapere tutto dalla A alla Zeta. E loro: no, no. Solo dalla B (come Berlusconi) alla D (come Dell’Utri)».

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