Faceva parte della diocesi di Tricarico (un paese lucano di cinquemila anime, in provincia di Matera) l'ultimo prete sospeso perché finito nel dossier di Francesco Mangiacapra: un fascicolo di milleduecento pagine che ha fatto tremare la Chiesa quello che l'avvocato napoletano, autore del libro dall'eloquente titolo "Il numero uno. Confessioni di un marchettaro", ha inviato alla curia di Napoli con sessanta nomi di preti, religiosi e seminaristi che avrebbero avuto incontri sessuali gay a pagamento con lui. Non solo: ci sarebbero anche videochat e messaggi con foto inequivocabili.
Si è gridato allo scandalo non solo in Campania, ma in tutta Italia, soprattutto in Basilicata. Perchè molti dei nomi comparsi nel dossier erano di religiosi lucani.
Si tratta della seconda sospensione di un sacerdote coinvolto nel caso. A darne notizia il quotidiano regionale "La Gazzetta del Mezzogiorno". L'altra sospensione ha riguardato un parroco della diocesi di Tursi-Lagonegro, sempre in provincia di Matera. Ora, secondo quanto si legge sul giornale pugliese e lucano, i due preti vivono in una comunità monastica e non possono più celebrare messa o confessare se non in forma privata. Entrambi sono stati sospesi in maniera cautelativa fino alla fine del processo a maggio. Se alla fine del processo canonico risulteranno colpevoli saranno sospesi definitivamente dalla carica.
Circa un mese fa alcuni preti di Potenza, dopo il fragore mediatico. hanno rotto il silenzio con un documento in cui si definivano "peccatori". Una sorta di lettera sulla morale.
Certo, non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, ma intanto in Basilicata sono già due, dopo poco più di un mese dallo scandalo, i preti momentaneamente sospesi e non è detto che siano gli ultimi.
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