I buoni fruttiferi del tesoro intestati ai nipotini per eludere i controlli delle forze dell'ordine e blindare i tesori dei clan. È l’accusa che la Guardia di Finanza ha rivolto a un imprenditore del Casertano ritenuto vicino alle cosche camorristiche.
Le fiamme gialle, su disposizione della magistratura, hanno posto sotto sequestro beni per tre milioni di euro. Locali commerciali, bar, una villa e quote societarie, automobili, diamanti ritenuti riconducibili, tutti - nonostante le intestazioni valutate come fittizie dagli inquirenti - a un imprenditore della zona. Ma l’aspetto più interessante della vicenda, secondo gli inquirenti, riguarda i sessantacinque rapporti finanziari e bancari che sono finiti sotto la loro lente d’ingrandimento. Per i finanzieri, infatti, le somme ritrovate erano nettamente sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati dall’uomo. In tutto si tratta di somme che superano il milione di euro, attestandosi sui 1,2 milioni. Equamente “suddivise” tra i figli ormai maggiorenni e i nipotini dell’imprenditore, il più piccolo dei quali – come riporta Il Corriere del Mezzogiorno – non ha nemmeno un anno.
Secondo la Guardia di Finanza, l'uomo si sarebbe avvalso di figli e nipoti come
prestanomi per tenere al sicuro il "capitale" dalle mire delle forze dell'ordine. Per questo motivo il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, ha disposto l'esecuzione della misura preventiva a suo carico.
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