Presidente Berlusconi, sembra proprio che il governo Conte sia al capolinea. Cosa potrebbe succedere, dopo?
«In tutta sincerità, non sono così convinto che questo governo cada, ma se cadrà la cosa più probabile mi sembra un altro esecutivo nell'ambito della stessa maggioranza. Ovviamente non ne sono contento, la sinistra è portatrice di valori e programmi incompatibili con i nostri. Però c'è un altro aspetto che mi preoccupa ancora di più...».
Ce ne parli...
«Questa volta sono io a dire fate presto, come nel 2011 gridava qualche titolo di giornale, ansioso di sostituire il nostro governo, l'ultimo fino ad oggi scelto dagli italiani alle urne. Trovo francamente avvilente che, mentre la pandemia miete vittime ogni giorno, l'economia è in ginocchio, il Paese bloccato, c'è una campagna vaccinale di proporzioni mai viste da organizzare, bisogna predisporre un piano credibile per l'utilizzo del Recovery Fund, la politica italiana sia concentrata su manovre parlamentari, tattiche di palazzo, discussioni interne ai partiti della maggioranza».
È il teatrino della politica, come lei lo definiva nel 1994.
«Come sempre, purtroppo, la politica Cinque Stelle compresi - è lontana dalla realtà del Paese. Questo purtroppo non è mai cambiato. Però ora siamo nel pieno dell'emergenza più grave del dopoguerra, e quindi il fatto che la politica rimanga ripiegata su se stessa è ancora più grave».
Forza Italia è davvero diversa?
«Mi limito a dire questo: noi abbiamo offerto la nostra collaborazione senza condizioni e senza voler essere in alcun modo coinvolti nell'attività di governo. La stessa cosa che sta facendo in questi giorni per esempio nel Regno Unito Keir Starmer, il leader del Partito Laburista, nei confronti del governo Johnson. Proprio perché la nostra disponibilità non sia solo a parole, abbiamo studiato e lavorato duramente e abbiamo predisposto un piano organico di 250 pagine sull'utilizzo del Recovery Fund per far ripartire l'Italia. Mentre la sinistra discute di posti, di rimpasti e di agguati parlamentari, noi abbiamo elaborato idee su fisco, burocrazia, giustizia e costruito progetti concreti per l'industria, la scuola - compresa quella paritaria l'ambiente e l'economia circolare, il Mezzogiorno e il rilancio delle infrastrutture, compreso il Ponte sullo Stretto di Messina. Questa è la differenza fra loro e noi».
Qual è la via d'uscita?
«La via d'uscita più lineare sarebbe naturalmente quella di ridare la parola agli italiani. Temo che l'emergenza Covid la renda problematica, perché si determinerebbe una lunga paralisi mentre occorre assumere delle decisioni urgenti. Per andare al voto sarebbe necessario trovare un accordo fra i partiti, prima di sciogliere le Camere, per prendere insieme alcune decisioni urgenti, come quelle sul Recovery Fund. C'è poi l'aspetto sanitario: è possibile svolgere la campagna elettorale e le operazioni di voto senza far dilagare i contagi? Su questo la risposta spetta agli operatori sanitari. Il capo dello Stato, nel caso, lo terrà presente».
Non teme le urne? La rappresentanza parlamentare di Forza Italia potrebbe essere parecchio ridimensionata...
«E perché dovrei temerle? Le rappresentanze di tutti i partiti saranno ridimensionate, per effetto della riduzione del numero dei parlamentari. Ma sul risultato di Forza Italia sono tranquillo. Nei collegi il centro-destra è vincente quasi ovunque e Forza Italia è in crescita continua. Il nostro obbiettivo è tornare ad essere il partito-guida del centro-destra».
Non è un obbiettivo troppo ambizioso? Meloni e Salvini appaiono oggi come i leader del futuro.
«Meloni e Salvini sono due politici di razza, due leader che hanno grande consenso e a cui auguro i migliori successi. Ma Forza Italia è un'altra cosa e io personalmente ho una storia diversa dalla loro. Rappresentiamo idee diverse, valori diversi, uno stile politico diverso. Noi siamo i soli in Italia ad esprimere una sintesi compiuta delle idee e dei principi liberali, cristiani, europeisti, garantisti. Solo noi, nel dopoguerra, abbiamo ricoperto e siamo in grado di ricoprire per il futuro in Italia il ruolo che è stato della CDU in Germania, del Partito Conservatore di Margaret Thatcher nel Regno Unito, dei Repubblicani di Reagan e Bush negli Stati Uniti, di Gollisti e Giscardiani in Francia, del Partido Popular in Spagna. Una forza politica di questo genere non solo è indispensabile al nostro Paese, ma è essenziale per un centro-destra credibile in Europa e nel mondo, in grado di vincere e di governare. Per questo noi siamo il futuro, non solo un glorioso passato come qualcuno prova ad insinuare».
È soddisfatto dello stato di forma di Forza Italia?
«Sono soddisfatto della crescita in atto, ma naturalmente non mi accontento. Siamo ancora ben lontani dai nostri obbiettivi e dalle nostre potenzialità. Però Forza Italia, un grande partito di persone libere che naturalmente discutono ed hanno opinioni e sensibilità diverse, sa sempre fare sintesi e operare in modo serio, responsabile e concreto. Non era facile, in questi mesi, il nostro ruolo: quello di un'opposizione responsabile, liberale, quindi pronta a collaborare con le istituzioni per salvare il Paese nell'emergenza, e al tempo stesso mantenere unito il centro-destra e non dare neppure l'impressione di essere disponibili a sostenere un governo che non ci piace. Direi che ci siamo riusciti, gli italiani più consapevoli lo hanno capito e apprezzato».
Il centro-destra è davvero unito? Su diversi argomenti, dal Mes al giudizio sulla presidenza Trump, abbiamo sentito pareri molto diversi.
«Su argomenti come il Mes sanitario notoriamente non la pensiamo allo stesso modo. D'altronde se avessimo la stessa opinione su tutto saremmo un unico partito, non una coalizione. L'importante è fare una sintesi che nel nostro caso si traduce in un serio e concreto programma di governo. Quanto a Trump, non credo che sia un segno di maturità leggere le vicende politiche americane sulla base delle categorie politiche italiane. Comunque posso solo ribadire che la destra di Trump non potrà mai essere la nostra destra, pur riconoscendo i successi di Trump in politica economica ed anche in alcuni settori della politica estera, come il Medio Oriente. Condivido su questo il giudizio del mio amico George W. Bush, l'ultimo grande presidente espresso dal Partito Repubblicano».
Come sarà il rapporto con l'America di Biden?
«Mi auguro molto stretto. Biden è un uomo saggio e prudente. Nel Partito Democratico esiste certamente un'ala estremista che mi preoccupa. Comunque le prime cose da fare sono quelle di consolidare il rapporto fra Europa e Stati Uniti e quelle di riprendere un dialogo serio con la Russia, anche per porre un argine al pericoloso disegno imperialistico e totalitario della Cina.
Biden avrà anche il difficile compito di ricucire le lacerazioni nella società americana. Che ci riesca è nell'interesse di tutti, perché gli Stati Uniti saranno sempre, nel bene e nel male, il nostro punto di riferimento».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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