Federica Anghinolfi prometteva alle coppie “affidi senza scadenza”. Si allunga la lista degli illeciti che sarebbero stati compiuti dalla dirigente dei servizi sociali della Val d’Enza, ora agli arresti domiciliari per lo scandalo sugli affidi dei minori emerso dall’inchiesta “Angeli e Demoni”. Secondo le intercettazioni, riportate nell’ordinanza della Procura di Reggio Emilia, la Anghinolfi avrebbe parlato con alcune coppie, che fanno parte di associazioni Lgbt di una città del sud Italia, facendo intendere che l’affido dei bambini a loro carico potesse anche non avere un termine. In barba alla legge, che stabilisce che l'affidamento familiare abbia un inizio e una fine.
Succedeva spesso che i coniugi che si proponevano di accogliere nelle loro case i bambini allontanati dalle loro famiglie naturali al momento dell’affido esprimessero alcune preoccupazioni. Talvolta, ammettevano di aver paura di affezionarsi troppo ai piccoli. Preoccupati di provare troppo dispiacere nel caso in cui i bambini, un giorno, sarebbero dovuti tornare dalle proprie famiglie d’origine.
Ma la dirigente dei servizi sociali li rassicurava. Diceva di non preoccuparsi e spiegava alle coppie che, se i genitori continuavano ad essere ritenuti inadeguati a crescere i propri figli dalle relazioni dei servizi sociali, i bambini sarebbero potuti restare presso la famiglia affidataria. Anche per tutta la vita. Insomma, un affido temporaneo che, di fatto, diventava un’adozione. Solo perché i servizi sociali erano in grado di cambiare e condizionare le relazioni. Come detto dalla Procura.
Ma in realtà, come ci spiega Aurelia Pessaseo, presidente del Coordinamento Internazionale delle Associazioni a Tutela dei Diritti dei Minori, affidamento e adozione sono due pratiche che hanno differenze sostanziali. “L’affidamento non recide i legami con la famiglia d’origine, anzi serve proprio perché la stessa famiglia d’origine, anche con l’aiuto della famiglia affidataria, recuperi la sua capacità di crescere il minore. L’adozione invece recide completamente i legami. Nell’affido, infatti, la famiglia d’origine conosce la famiglia affidataria, con la quale dovrebbe avere un rapporto di collaborazione.” Dunque, il percorso di riavvicinamento al proprio nucleo familiare è il primo obiettivo degli affidi. Ma Federica Anghinolfi nel dialogare con gli aspiranti genitori a tutto ciò pare non facesse accenno. Anzi, ciò che la dirigente faceva intendere, alle coppie che accettavano di crescere i bambini in difficoltà, era proprio il contrario. Ammettendo che il ricongiungimento tra le famiglie sarebbe potuto non avvenire mai. Un atteggiamento che fa pensare che, da parte dei servizi sociali, non ci fosse la volontà di lavorare per la realizzazione del ricongiungimento delle famiglie.
Un altro elemento che avvalla l’ipotesi che, per i responsabili del percorso dei minori nella Val d’Enza, ci fosse tutto l’interesse nel prolungare il periodo di affidamento. Senza mai tenere conto del bene dei genitori, e soprattutto, di quello dei bambini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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